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Crespella delicata con ricotta e salsiccia in salsa Mornay


Categoria portata primi piatti pronti

Reparti Entremetier-Garde manger25

Metodo di cottura Forno

Utensili bastardella, frusta, chinoise, mestolo, padellino, vassoio, pirofila, spatola, casseruole, spatola, cucchiaio

Allergeni latte e derivati, spezie

Ingredienti pax 4

Crespelle n 8

Salsa besciamella g 800

Fontina g 30

Rosso d’uovo n 1

Burro fuso

Parmigiano g 50

Per la farcia:

ricotta g 200, patate cotte e schiacciate g 100, salsiccia sbriciolata g 100, parmigiano g 20, noce moscata, sale se necessario, rosso d’uovo n 1

Basilico foglie n 2

Procedimento

Preparare la salsa Mornay con besciamella, fontina oppure asiago e rosso d’uovo, mantenere in caldo. Per la farcia: spadellare la salsiccia sbriciolata in piccolissimi pezzi, insieme a uno spicchio d’aglio, salvia e rosmarino, fare raffreddare. Setacciare nella bacinella utilizzando la raschia, la ricotta con le patate precedentemente cotte, raffreddate e schiacciate, mescolare, unire la salsiccia, il parmigiano, la noce moscata e il rosso d’uovo, mescolare molto bene e contrare i sapori. Confezionare: al centro di ogni crespella porre un cucchiaio di farcia chiudere a portafoglio. Imburrare la pirofila, coprire con uno strato di salsa, disporre le crespelle e coprirle di salsa, completare con il parmigiano e burro fuso. Cuocere in forno e gratinare nella salamandra, per ultimo una julienne di basilico.

Uva sotto spirito (alcool)


Categoria Conserve e marmellate  Reparti Patissier  Utensili  Forbici, vaso di vetro, bacinella, strofinaccio

Ingredienti

  • Uva bianca o nera sanissima e non trattata
  • Alcool lt 1
  • Zucchero g 150

 

Procedimento

In un recipiente mettere l’alcool e lo zucchero mescolare fino a quando si è sciolto. Lavare e asciugare molto bene i vasetti. Prendere l’uva, sanissima e matura al punto giusto, deve essere soda e chicchi piuttosto grossi. Staccare con le forbici gli acini dal raspo, tagliando il picciolo a meta della sua lunghezza. Pulirli uno a uno con uno strofinaccio e sistemateli delicatamente nei vasetti di vetro, man mano versare l’alcool fino a coprire di un mezzo cm lo strato più alto. Chiudere ermeticamente il vaso e conservalo nella dispensa al buio, pronte dopo 3 settimane.

Limoncino


Categoria Liquore (rosolio) tipico del Gargano e non solo Reparti Pâtissier Utensili Spelucchino, vaso di vetro, casseruola, spatola, imputo, bottiglie, mestolo

Limoncello

 Ingredienti

  • Limoni verdi/gialli non trattati kg 1
  • Alcool lt 1
  • Acqua lt 1,2
  • Zucchero g 600 circa

Procedimento

Pelare dal limone, raccomandazione solo il giallo della buccia, evitando la parte bianca. Mettere le bucce in un recipiente di vetro a chiusura ermetica e versare l’alcool, chiudere e lasciare macerare per otto giorni in un luogo buio, avendo cura di agitare il contenitore almeno una volta al giorno. In una casseruola preparare lo sciroppo con l’acqua e zucchero e portare a ebollizione, lasciare raffreddare e versare la soluzione di alcool in precedenza preparata. Agitare, filtrare, imbottigliare e consumare il limoncino non prima di un mese.Femminiello

A Rodi Garganico ancora oggi si raccoglie il limone più antico d’Italia il ” Femminiello ”, la qualità più adatta per questa ricetta.

Marmellata di fichi d’india


Categoria Conserve e marmellate Reparti Patissier Utensili Spelucchino, vaso di vetro, casseruola, spatola, setaccio, mestolo Metodo di cottura Casseruola

Ingredientfichi d’india i

  • Fichi d’india kg 1
  • Zucchero g 400 circa

Preparazione

Sbucciare i fichi d’india e metteteli nella casseruola, frullarli e cuocerli fino a quando la polpa si scioglie e diventa liquida. Passare la purea al setaccio per eliminare i semini, rimetterla in casseruola e continuare la cottura a bollori lenti rimestando di tanto in tanto. A tre quarti dal termine unire lo zucchero e continuare a fuoco moderato fino a quando la marmellata avrà raggiunto la giusta consistenza. La marmellata sarà pronta quando, alzandola con la spatola il composto scorrerà lentamente. Preparare i vasi ben puliti caldi e sterilizzati e riempirli fino a raggiungere il bordo, mettete il coperchio ermetico e lasciarli raffreddare lentamente rovesciati e coperti con un panno.Marmellata di fichi d’india

Orata alla pugliese


oratine

Categoria Secondo piatto di pesce  Reparti Garde-manger e Saucier Utensili Forbice, coltello, teglia, vassoio, bacinelle, spelucchino, tagliere, trinciante, pelapatate, casseruola, schiumarola, scolapasta  Metodi di cottura Forno

Ingredienti pax 4

  • Orata da kg 1,200 circa
  • Olio evo q b
  • Patate g 800
  • Cipolla g 200
  • Sale e pepe

Procedimento

Pulire e lavare molto bene l’orata. Pulire, lavare e tagliare a julienne la cipolla; lavare e tritare il prezzemolo; pelare, lavare e tagliare a fette le patate. Sbollentare in acqua con un pò di sale le patate e le cipolle, scolare, in un recipiente capiente mettere l’olio d’oliva (una pirofila), porre le patate con la cipolla, il sale, il pepe, sistemare l’orata, un filo di olio d’oliva e infornare a 180 °C per circa trenta minuti, controllare durante la cottura che il fondo è sempre umido.

Petto di pollo in porchetta al forno con pommes novelle


Categoria Secondi piatti a base di pollo della cucina regionale Reparti Garde-manger, Saucier Metodi di cottura Forno Utensili Boucher, trinciante, tagliere, spelucchino, bacinella, vassoio, casseruola, placca, spatola, forchettone, pennelloPetto di pollo in porchetta al forno con pommes novelle

Ingredienti pax 4

  • Petti di pollo n 4
  • Senape q b
  • Sale e pepe a sufficienza
  • Pancetta tesa a fette n 16
  • Olio evo, rametto di rosmarino fresco, aglio a spicchi n 2
  • Patate piccole novelle g 600

Procedimento

Fase preparazione

Pulire i petti di pollo, pennellarli con la senape, salare e pepare, avvolgerli alla pancetta e sistemarli nella teglia, con un rametto di rosmarino, spicchi d’aglio in camicia e un filo di olio evo. Lavare le patate con la buccia.

Fase cottura

Cuocere il pollo in forno a 170 °C per circa 25 mm. Posizionare le patate su una teglia con il fondo ricoperto di sale doppio e cuocere in forno a 180 °C.

Scaloppa alla palermitana con pommes lionese


Categoria: Secondi piatti a base di carne di (vitello o maiale) della cucina regionale Reparti interessati: Garde manger, Saucier Metodo di cottura: Induzione alla griglia Utensili usati: Boucher, trinciante, spelucchino, tagliere, bacinella, forchettone, spatola, spremiagrumi, frusta, batticarne, spatola. Pelapatate, casseruola, scolapasta, placca.

Ingredienti pax 4

Scaloppe di lonza di maiale, oppure di vitello dalla fesa, o noce o scamone, n 4 pezzi da g 120-130 Scaloppa alla palermitana

Per la panatura

  • Olio evo ml 80
  • Succo di limone ml 20
  • Worcester sauce gocce n 10
  • Sale fino una resa
  • Prezzemolo tritato un cucchiaino raso
  • Rametto di rosmarino n 1
  • Spicchio d’aglio intero n 1
  • Pane grattugiato g 120 circa
  • Pancarrè sbriciolato due fette

Procedimento

Pulire e tagliare la carne a scaloppe, batterle con il batticarne e pararle. In una bacinella o zuppiera emulsionare molto bene l’olio d’oliva con il succo dei limoni, il worcester, il sale, il prezzemolo, mettere dentro il rametto di rosmarino e l’aglio, fare insaporire i liquidi degli odori per un’ora circa. Porre la carne nella bacinella a farla marinare nell’emulsione per qualche instante,  poi passarla nel pane grattugiato profumato di pancarrè sbriciolato finemente, con le mani pressarle molto bene da fare aderire perfettamente il pane. Cuocere le scaloppe sulla griglia a fuoco moderato, oppure direttamente nel forno a induzione.

Pommes de terre alla lionese

Pelare e tagliare a rondelle sottili le patate. Pulire, lavare le cipolle  e tagliarle. Sbollentare insieme patate e cipolle. Scolarle e metterle in forno, olio, sale e pepe. Terminata la cottura controllare i sapori e completare con il prezzemolo tritato.

Capunti mantecati con crema di melanzane, gamberetti e piccola matignon di pancetta alla mediterranea


Categoria: Primo piatto personalizzato Reparti interessati: Garde manger, Entremetier Metodi di cottura: Casseruola Utensili usati: Casseruola, scolapasta, schiumarola, padella wok, tagliere, spelucchino, trinciante, pelapatate

Ingredienti pax 4

  • Capunti g 400
  • Melanzana/e grande n 1 circa g 500
  • Gamberi 30/40 g 400
  • Pancetta tesa n 2 fette leggermente spesse
  • Aglio spicchio n 1
  • Cipolla a julienne n 1
  • Olio evo a sufficienza
  • Sale e pepe q b
  • Vino bianco ml 50

Per la decorazione: un gambero lasciato con la tesa e coda per ogni porzione

  • Pomodorini ciliegia n 4
  • Prezzemolo tritato un cucchiaino
  • Basilico n 4 foglie

Procedimento

Fase 1

Lavare le melanzane, asciugarle e pelarle completamente. Tagliare la polpa a dadini, salarla e porla in uno scolapasta a scolare. Lavare i pomodorini tagliarli a metà e privarli dei semini, poi a concassé. Pulire e tritare, la cipolla e il prezzemolo. Pulire dal carapace i gamberi e tagliarli a filetti in lunghezza, lasciare 4 pezzi con testa e coda per la decorazione. Tagliare a matignon la pancetta, pulire l’aglio.image

Fase 2

In una padella mettere l’olio e la cipolla e farla rosolare leggermente, versare le melanzane e farle cuocere per circa dieci minuti, mixare e regolare di sale e pepe. In una padella mettere l’olio e l’aglio, farlo rosolare, togliere l’aglio e versare i gamberi, successivamente unire la pancetta e bagnare con il vino bianco, versare la crema di melanzane e controllare i sapori.

Fase 3

Cuocere la pasta, scolarla e versarla nella padella con la salsa, mantecare, completare con la concassé, la julienne di basilico e una presa di prezzemolo tritato, a discrezione alcune gocce di olio evo a crudo.

Ravioli di carne e crudo di Norcia in sauteuse di pomodorini scottati e basilico


Categoria: Primi piatti personalizzati a base di pasta fresca e farcia a caldo Reparti interessati: Garde manger e Entremetier Metodi di cottura: Casseruola Utensili usati: Tagliere, trinciante, spelucchino, vassoio, sauteuse, spatola, mestolo, casseruola, tritacarne, bacinella, coppapasta quadrato, pennello, forchetta,

Ingredienti pax 4 (n 6 fagotti)

Per la farcia a caldo

  • Olio evo ml 10Ravioli di carne e crudo di Norcia in sauteuse di pomodorini scottati e basilico
  • Brunoise g 60
  • Polpa di vitello a pezzi g 200
  • Polpa di maiale a pezzi g 100
  • Spinaci freschi lavati molto bene g 200
  • Fontina a pezzi g 100
  • Prosciutto cotto a pezzetti g 50
  • Vino bianco q b
  • Parmigiano g 20
  • Uovo n 1Ravioli di carne
  • Noce moscata
  • Sale se necessario

Assemblaggio

  • Uovo battuto
  • Prosciutto crudo tritato grossolanamente e un dadino di mozzarella

Per la pasta fresca

  • Farina 00 g 120
  • Farina di grano duro g 100
  • Uova n 2
  • Sale un pizzico
  • Olio evo ml 5
  • Semola rimacinata per la lavorazione
  • Uovo sbattuto n 1 per l’assemblaggio

Per la salsa

  • Olio evo ml 20
  • Aglio spicchio n 1
  • Pomodorini g 500
  • Basilico fresco n 4 foglie
  • Parmigiano a discrezione g 20
  • Olio evo a crudo un filo ml 5

Procedimento

Fase 1 la farcia

Nella casseruola mettere l’olio, una foglia di alloro e la brunoise, a fiamma dolce fare rosolare, versare le due carni pulite e tagliate a dadi, alzare la fiamma e fare soffriggere molto bene rimestando spesso con la spatola, bagnare con il vino e un mestolino di acqua, una presa di sale e continuare la cottura a fuoco dolce e con coperchio. Nel frattempo pulire e lavare molto bene gli spinaci, tagliare il prosciutto cotto e la fontina a pezzettini, a tre quarti dalla cottura della carne versare gli spinaci, mentre a fine cottura versare il prosciutto e la fontina, mescolare e lasciare intiepidire. Passare il composto al tritacarne a maglia doppia in una bacinella, completare con parmigiano, l’uovo e la noce moscata, controllare i sapori. Se il composto risultasse lento unire a sufficienza il pane grattugiato.

Fase 2 la pasta

Mettere le farine sulla spianatoia a fontana, versare le uova battute, l’olio e una presa di sale, impastare molto bene e fare riposare per 30 mm circa. Tagliare a pezzettini il prosciutto crudo, e a dadini la mozzarella, metterla in un colino per farla sgocciolare bene. Stendere la pasta a uno spessore quasi trasparente, con il coppapasta quadrato di cm 8 di diametro tagliare la sfoglia, spennellare i quadrati con l’uovo battuto e con il sac a posche porre al centro g 10 circa farcia, con le mani porre sopra un ciuffetto di prosciutto crudo e un dadino di mozzarella, chiudere con un altro quadrato di pasta, saldare i bordi molto bene, prima con la pressione delle dita e poi con la punta della forchetta.

Fase 3 la salsa

Pulire e schiacciare l’aglio, lavare le foglie del basilico e asciugarle, lavare i pomodorini e tagliarli a spicchi. Mettere nel sauteuse l’olio e l’aglio e a fiamma dolce farlo riscaldare, quando inizia a sfrigolare versare i pomodorini, una presa di sale a farli appassire ma non troppo.

Fase 4 assemblaggio

Cuocere i ravioli in abbondante acqua con il sale, alzarli con la paletta ragno e versarli nella salsa, mantecare per qualche istante e completare con la julienne fresca di basilico e a discrezione una manciata di parmigiano e un filo di olio evo a crudo.

Panciotti di ricotta e gamberi in sauteuse con carciofi e piccadilly scottati e basilico


Categoria: Primi piatti personalizzati a base di pasta fresca e farcia a freddo Reparti interessati: Garde manger e Entremetier Metodi di cottura: Casseruola Utensili usati: Tagliere, trinciante, spelucchino, vassoio, sauteuse, spatola, mestolo, casseruola, mixer, coppapasta, pennello

Ingredienti pax 4 (n 5 panciotti)

Per la farcia a freddoPanciotti di ricotta e gamberi in sauteuse con carciofi e piccadilly scottati e basilico

  • Ricotta g 200
  • Patate cotte e passate g 100
  • Gamberetti puliti g 100
  • Rosso d’uovo n 1
  • Noce moscata profumo
  • Sale fino
  • Parmigiano g 20

Per la pasta fresca

  • Farina 00 g 120
  • Farina di grano duro g 100
  • Uova n 2
  • Sale un pizzico
  • Olio evo ml 5
  • Semola rimacinata per la lavorazione
  • Uovo sbattuto n 1 per l’assemblaggio

Per la salsa Panciotti

  • Olio evo ml 20
  • Aglio spicchio n 1
  • Carciofi medi n 4 (g 400 circa)
  • Prezzemolo tritato una presa
  • Pomodorini piccadilly n 12 circa g 300
  • Basilico fresco n 4 foglie
  • Parmigiano a discrezione g 20
  • Olio evo a crudo un filo ml 5

Procedimento

Fase 1 la farcia

Lavare le patate cuocerle in acqua e poco sale, pelarle ancora calde e passarle allo schiaccia patate in una bacinella, farle raffreddare. A parte in un padellino mettere una noce di burro e i gamberetti ben puliti, saltarli e profumarli con un goccio di brandy, tritarli grossolanamente e aggiungerli alle patate; fare raffreddare bene tutto il composto. Unire la ricotta e mescolare, a seguire la noce moscata il parmigiano e il sale, controllare i sapori. Se il composto risulta non tanto denso unire a sufficienza il pane grattato.

Fase 2 la pasta

Mettere le farine sulla spianatoia a fontana, versare le uova battute, l’olio e una presa di sale, impastare molto bene e fare riposare per 30 mm circa. Stendere la pasta ad un strato quasi trasparente, tagliarla a dischetti di un Ø di 6 cm, spennellarli con l’uovo battuto, con il sac a posche porre al centro del disco circa g 10 di farcia, sovrapporre l’altro disco e saldare i bordi molto bene, prima con la pressione delle dita e poi con la punta della forchetta.

Fase 3 la salsa

Pulire e tritare l’aglio, lavare, asciugare e tritare il prezzemolo. Pulire dalle foglie dure i carciofi e tagliarli a julienne, porli nel sauteuse con olio e l’aglio e farli cuocere lentamente mantenendo il fondo di cottura sempre umido con un goccio d’acqua. Nel frattempo lavare e tagliare a spicchi in quattro i pomodorini, quando è terminata la cottura dei carciofi unirli, una presina di sale e farli cuocere per non più di un paio di minuti.

Fase 4 assemblaggio

Cuocere in abbondante acqua con il sale i panciotti, alzarli con la paletta ragno e versarli nella salsa, mantecare per qualche istante e completare con la julienne fresca di basilico e a discrezione una manciata di parmigiano e un filo di olio evo a crudo.

Crostata con frutta di stagione


Categoria: Dessert Reparti interessati: Patissier Metodi di cottura: Forno a 170°C x 25 mm Utensili usati: Setaccio, piatto fondo, coltellino a seghetto, tagliere, casseruola, tortiera, carta da forno, frusta, spatola, leccapentola, grattugia, bacinella, carta trasparente, mattarello

Ingredienti per uno stampo di cm 24 Ø

Per la pasta frollaCrostata alla frutta di stagione

  • Farina tipo 00 g 300
  • Una presina di sale o una puntina di lievito
  • Burro freddo a pezzetti g 80
  • Zucchero g 100
  • Buccia di una arancia grattugiata
  • Uovo freddo n 1
  • Rosso d’uovo freddo n 1

Per la crema pasticciera

  • Latte cl 50
  • Uova rossi n 4
  • Zucchero g 150
  • Maizena g 50

Per la frutta

  • Fragole g 200
  • Kiwi n 2
  • Pesche n 2
  • Melone cantalupo g 200
  • More g 30
  • Gelatina di albicocche g 60

Procedimento

Fase 1

Preparare la frolla: setacciare la farina nella bastardella della planetaria, mettere la presina di sale, il burro e lo zucchero, con il gancio a velocità media procedere per la sabbiatura. Raggiunto il risultato versare la scorza d’arancia e i rossi d’uovo, continuare per un minuto circa, togliere l’impasto della planetaria e rovesciarlo sul tavolo con le mani continuare a impastare fino a quando diventa compatto e liscio, lasciarlo riposare per 30 minuti in frigo coperto.

Fase 2

Nel frattempo preparare la crema: in una casseruola mettere il latte, mentre in una bacinella i rossi, lo zucchero e la maizena setacciata. Al primo bollore versare il latte nel composto, rimettere il tutto nella casseruola e sul fuoco, con la spatola continuare a mescolare, al primo bollore togliere dal fuoco e con la frusta girare vigorosamente. Versare la crema nella bacinella coprire con carta e farla raffreddare utilizzando l’abbattitore.

Fase 3

Nel frattempo che la crema si raffredda cuocere la frolla: stendere la frolla sulla carta da forno, e foderare la teglia al contrario, cuocere in forno preriscaldato a 170 ° per circa 25 minuti. Trascorso il tempo capovolgere la frolla mettendola dentro la tortiera, spolverare di zucchero a velo e rimetterla in forno per fare caramellare lo zucchero. Questa operazione è utile per fare rimanere la frolla sempre croccante e friabile, infatti lo zucchero caramellato fa da strato tra la frolla e la crema che verrà messa di seguito.

Fase 4 assemblaggio

Mettere la crema nella frolla, livellarla e poi procedere con i tipi di frutta tagliandola prima e alternando a corona dopo, alla fine porre sopra uno strato sottile di gelatina. Mettere la crostata in frigo per almeno un’ora e, tirarla fuori almeno 15 minuti prima di essere servita.

Paccheri mantecati con gamberi, calamaretti e crema di carciofi


Categoria: Primo piatto personalizzato Reparti interessati: Garde manger e Entremetier Metodi di cottura: Casseruola Utensili usati: Spelucchino, tagliere, trinciante, casseruola, spatola, padella wok, mixer, chinoise, mestolino

Ingredienti pax 4

  • Olio evo, aglio, prezzemolo, peperoncino q b
  • Scalogno g 20
  • Gamberetti g 250Paccheri mantecati con gamberi, calamaretti e crema di carciofi
  • Calamaretti g 250
  • Carciofi pz. n 4
  • Vino bianco ml 60
  • Fondo bianco di pesce circa ml 100

Procedimento

Fase 1

Pulire i gamberi e i calamari, quest’ultimi tagliarli ad anelli un pò sottili. Pulire e tritare lo scalogno e il prezzemolo, lascare intero l’aglio e il peperoncino. Pulire i carciofi e tagliarli a filangé. Con le teste dei gamberi e le foglie dei carciofi preparare ml 300 di fondo bianco.

Fase 2

In una casseruola bassa mettere uno spicchio d’aglio schiacciato e farlo rosolare a fiamma dolce, raggiunto il risultato versare i carciofi, coprirli con un pò di acqua, una presina di sale e farli cuocere molto bene con metodo stufare. Terminata la cottura con il mixer frullare il tutto a crema, se necessario regolare la densità con il brodo.

Fase 3

Nella padella mettere un filo di olio evo, lo scalogno e il peperoncino intero, a fiamma dolce fare rosolare rimestando di tanto in tanto, versare i calamari e i gamberi alzare la fiamma, dopo un minuto circa bagnare con il vino e un mestolino di fondo bianco, fare cuocere per un paio di minuti, togliere il peperoncino e versare la crema di carciofi, fare sobbollire per alcuni secondi e controllare i sapori. Fare attenzione a non far cuocere più di cinque minuti i calamari per evitare che diventano gommosi e duri.

Fase 4 assemblaggio

A parte nella casseruola cuocere la pasta, scolarla molto bene e versarla nella salsa, mantecare con cura e completare con un filo di olio e una presa di prezzemolo tritato.

Considerazioni

Piatto di tutto l’anno se si hanno a disposizioni i carciofi, nei mesi da febbraio a giugno è l’ideale visto che c’è l’abbondanza dei carciofi.

7 motivi per mangiare il carciofoCarciofo

Tratto da taccuinistorici.it

1. Potente antiossidante. Fresco contiene una discreta quantità di vitamina C. È idoneo a rinforzare le nostre difese contro gli agenti infettivi e i radicali liberi. È un ottimo alimento pure per la prevenzione delle neoplasie.

2. Aiuta la salute del fegato. La cinarina (la componente amara) e la silimarina, potenti antiossidanti presenti abbondantemente nei carciofi, svolgono una funzione di difesa della salute del fegato.

3. Abbassa la pressione sanguigna. L’elevato tenore di potassio tende a contenere l’azione del sodio in eccesso, agendo di fatto come un potente vasodilatatore in grado di abbassare la pressione.

4. Accelera il metabolismo. Nelle funzioni metaboliche dell’organismo hanno un ruolo fondamentale il manganese e il magnesio: il primo svolge una funzione importante nel metabolismo di aminoacidi e carboidrati, il secondo è coinvolto nella sintesi proteica e nell’assorbimento del calcio.

5. Contiene il livello del colesterolo. Numerosi studi clinici hanno dimostrato come l’estratto delle foglie di carciofo, contenente cinarina, influisca sull’abbassamento del colesterolo cattivo (LDL) e sull’aumento del colesterolo buono (HDL).

6. Contrasta l’invecchiamento. Dal punto di vista del tenore di antiossidanti che offre, il carciofo è un “supercibo” adatto al contenimento degli effetti dell’invecchiamento.

7. Favorisce la digestione. Le sue fibre aiutano a garantire l’efficienza del nostro sistema digestivo, agevolando l’intestino e riducendo tutta quella serie di disturbi che accompagnano una cattiva digestione (gonfiore, costipazione, crampi, flatulenza, alitosi, ecc.).

Muffin allo yogurt con frutti di bosco


Categoria: Dessert, prima colazione e merenda Reparti interessati: Pâtissier Metodi di cottura: Forno Utensili usati: Bastardella, planetaria, setaccio, spatola, pirottini

Ingredienti pax 10Muffin allo yogurt con frutti di bosco

  • Uova a temperatura n 2
  • Zucchero g 100
  • Yogurt bianco magro a temperatura g 125
  • Farina 00 o farina di farro g 230
  • Lievito ½ bustina
  • Olio d’oliva cucchiai n 7
  • Scorza di un limone grattugiato
  • Gocce di frutti di bosco una bustina g 70Muffin allo yogurt con frutti di bosco
  • Zucchero a velo per completare

Procedimento

  • Nella bastardella della planetaria mettere le uova e lo zucchero, con la frusta montare vigorosamente.
  • Setacciare la farina con il lievito.
  • Montate le uova, versare lo yogurt, l’olio, la scorza e per ultimo la farina.
  • Con la spatola versare i frutti di bosco.
  • Preparare 10 pirottini da cm 11 e, con l’aiuto del cucchiaio riempirle per ¾.
  • Cuocere in forno preriscaldato a 170 °C per 20 minuti.

Maritati con gamberi e vongole in salsa crema di ceci e concassé di pomodorini appesi


Categoria: Primi piatti personalizzati  Reparti interessati: Garde manger e Entremetier  Metodi di cottura: Casseruola  Utensili usati: Vassoi, piatti, padelle, coperchio, spatole, mixer, cucchiaio, schiumarola 

Ingredienti pax 4

  • Pasta maritati g 400
  • Code di gamberi puliti g 200
  • Vongole g 700image.png
  • Ceci cotti g 250
  • Pomodorini n 8
  • Olio evo g 20
  • Aglio spicchi n 2
  • Brandy ml 10
  • Vino bianco ml 30
  • Peperoncino n 1
  • Olio evo profumato al timo q b
  • Basilico fresco foglie n 2

Per la decorazione e tipicità del piatto n 4 fette spesse di pane fatto ad anello e tostato in forno per qualche istante

Procedimento

Fase 1 preparazione

Pulire l’aglio, lavare e tritare il prezzemolo. Mixare i ceci con un filo di olio e un mestolino di acqua degli stessi. Lavare bene le vongole assicurarsi che sono ben curate e privi di impurità. Eliminare il carapace dai gamberi, togliere il budellino e lavarli, farli gocciolare bene. Lavare e sbollentare per un instante i pomodori, raffreddarli subito e spellarli, tagliarli a concassé privando la polpa dai semini.

Fase 2 cottura

  • In un sauteuse mettere un filo di olio, farlo riscaldare appena e versare le vongole, coprire con coperchio, dopo circa due minuti verificare che sono aperte, a questo punto toglierle dal fuoco e controllare la qualità delle stesse, (prive di sabbia), togliere il frutto dalla valva, lasciare solo alcune da parte per evidenziare la guarnizione, recuperare l’acqua filtrandola con cura.
  • In un sauteuse, velare il fondo di olio evo, mettere l’aglio e il peperoncino intero, procedere a fuoco moderato, appena l’aglio inizia a sfrigolare versare i versare i gamberi e a fiamma viva procedere per qualche minuto, unire le vongole e bagnare prima con il brandy, fiammeggiare e poi con il vino, una leggera evaporazione e versare la crema di ceci e con l’acqua delle vongole regolare la densità della salsa, procede a bollori regolari per un paio di minuti, controllare i sapori, togliere il peperoncino e l’aglio.
  • Nel frattempo che si procede per la salsa cuocere la pasta, in casseruola con acqua regolata di sale.
  • Scolare la pasta molto bene e versarla nel sauteuse, spadellare amalgamando i sapori con la pasta, versare la concassé e il prezzemolo tritato.
  • Porre i maritati a centro del piatto mettendo in rilievo la guarnizione, completare con un filo di olio evo a crudo profumato al timo.

Note: per la decorazione: prendere una pagnotta di pane rafferma possibilmente di Monte sant’Angelo dal per di g 500/600 un pò alta. Tagliare delle fette di pane un pò spesse, togliere la mollica e formare degli anelli, fare tostare.

Assemblaggio: mettere l’anello al centro del piatto (ovale) e, porre dentro la pasta, esaltare con un gambero con testa e guscio e tre vongole con le valve, olio evo al timo.

Turbante di branzino in pochetta al forno fiocco di patata duchessa e salsa vellutata


Categoria: Secondi piatti di pesce personalizzati  Reparti interessati: Garde manger e Saucier Metodi di cottura: Forno Utensili usati: Forbice, desquamatore, sfilettatore, tagliere, vassoio, pirottini in alluminio, pennello, sac a poche

Ingredienti pax 4 Turbante di branzino in pochetta al forno fiocco di patata duchessa e salsa vellutata

  • Branzini n 2 da g 500
  • Fumetto di pesce ml 500
  • Vellutata di pesce ml 200
  • Fette di pancetta tesa n 4
  • Sale una presa
  • Olio evo q b
  • Patate alla duchessa q b

Procedimento

Fase preparazione

  • Pulire il pesce dalle pinne e interiori, lavarlo, sfilettarlo anche della pelle, lavarlo e farlo sgocciolare.
  • Con le lisce e scarti preparare un ottimo fumetto, successivamente la vellutata.
  • Preparare il composto per le patate alla duchessa senza parmigiano e metterlo nel sac a posche con punta rigata grande.Turbante di branzino in pochetta al forno fiocco di patata duchessa e salsa vellutata
  • Tagliare n° 4 fettine di pancetta tesa e avvolgerla intorno ai filetti a involtino, salare quanto basta.
  • Porre i turbanti nei stampini di alluminio leggermente spennellati di olio evo.
  • Allargare il centro il più possibile e riempirlo di patata alla duchessa, completare con un filo di olio.

Fase cottura

  • Con il mestolino bagnare i filetti di fumetto.
  • Porre il turbante in forno preriscaldato a 180 °C per circa 15 minuti.

Fase assemblaggio e presentazione

Piatto, mestolino di vellutata, turbante al centro, accompagnare con fiocchetto di fagiolini ugualmente avvolti dalla pancetta e ripassati in forno.

Per sapere di più

Crespelle delicate alla fiorentina con ricotta e spinaci


Categoria primo piatto pronto (cucina nazionale classica) Reparto Entremetier Metodi di cottura forno e salamandra Mise en place coltellino, trinciante, tagliere, bacinella, frusta, spatola, cucchiaione, mestolino, padellino, vassoio, casseruole, chinoise, pentolino, pennello, pirofila

Ingredienti pax 6Crespelle delicate alla fiorentina con ricotta e spinaci

  • Crespelle n 12
  • Salsa pomodoro cl 60 circa
  • Salsa besciamella cl 40
  • Ricotta g 300
  • Patate bollite g 100
  • Spinaci g 80
  • Parmigiano g 30 più 20
  • Rosso d’uovo n 1
  • Noce moscata una puntina
  • Sale fino una pesa

Procedimento

Fase di preparazione

Preparare la salsa di pomodoro, la besciamella e le crespelle come da procedimento. Cuocere le patate lavate e con la buccia in acqua con una presa di sale, pelarle e passarle allo schiacciapatate in una bacinella, farle raffreddare. Pulire, lavare molto bene gli spinaci, cuocerli in acqua salata per due minuti, scolarli farli raffreddare, strizzarli molto bene e tritarli finemente. Nella bacinella delle patate passate versare la ricotta, gli spinaci, la noce moscata, il sale e 30 g di parmigiano, amalgamare bene il tutto. Con un cucchiaio da cucina colmo di farcia riempire le crespelle e chiuderle a portafoglio.

 Fase di assemblaggio

Imburrare una pirofila, velare il fondo di salsa pomodoro e salsa besciamella, scaloppare le crespelle e coprirle di salsa pomodoro e besciamella, una spolverata di parmigiano, basilico fresco a julienne e gocce di burro fuso.

 Fase di cottura

Cuocere le crespelle in forno preriscaldato a 180 °C per circa 12 minuti, completare nella salamandra.

Timballo di maccheroni alla piemontese


Categoria Primi piatti pronti (timballo) Reparti Entremetier, Saucier Utensili casseruola, tagliere, spelucchino, vassoio, mestolo, trinciante, pirofila, pennello, rondò, schiumarola Metodi di cottura Ebollizione, forno

Ingredienti pax 8

  • Salsa besciamella lt 2 Timballo di maccheroni alla piemontese
  • Pasta ziti g 700
  • Burro g 20
  • Parmigiano grattugiato g 100
  • Prosciutto cotto g 80
  • Funghi porcini g 80
  • Basilico n 4 foglie
  • Mozzarella g 80
  • Formaggio fontina g 80

Procedimento

Preparare la salsa besciamella. Tritare il prosciutto, grattugiare il parmigiano, tagliare a julienne il basilico, tagliare a dadini la mozzarella e fontina, fondere il burro, pulire e tritare i funghi poi spadellarli con una noce di burro e una sfumatina di vino bianco secco. Cuocere la pasta in abbondante acqua salata. Imburrare le pirofile, scolare la pasta al dente e versarla in una bacinella capiente, unire la salsa e parte di tutti ingredienti, con la spatola di legno mescolare molto bene. Salsare il fondo delle pirofile, versare la pasta, coprire di salsa e completare con l’altra parte dei restanti ingredienti, per ultimo cospargere il parmigiano e burro fuso. Completare la cottura in forno a 180 °C e di seguito gratinare nella salamandra.

Fagotti con ricotta e spinaci, salsa di pomodorini appesi scottati al profumo di aglio e basilico


Categoria: Primi piatti personalizzati  Reparti interessati: Entremetier  Metodi di cottura: Casseruola  Utensili usati: Bacinelle, spatole, tagliere, trinciante, casseruole, schiumarola, scolapasta, sauteuse, spelucchino, coltellino a seghetto, cucchiaio

Ingredienti pax 4Fagotti con ricotta gamberi e spinaci, salsa di pomodorini appesi scottati al profumo di aglio e basilico

Pasta fresca all’uovo g 300

  • Pomodorini g 400
  • Olio evo
  • Aglio spicchi n 1
  • Basilico foglie fresche n 3
  • Sale fino

Per la farcia

  • Ricotta asciutta g 300
  • Spinaci cotti g 80
  • Parmigiano g 20
  • Noce moscata profumo
  • Rosso d’uovo n 1
  • Sale

Procedimento

Fase preparazione

Pulire e lavare molto bene gli spinaci, scottarli in acqua con una presa di sale, raffreddarli, scolarli, strizzarli e tritarli. In una bacinella mettere la ricotta e tutti gli ingredienti per la farcia, mescolare molto bene, regolare i sapori, coprire e conservare in frigorifero. Preparare la sfoglia all’uovo, procede per il composto di base per paste fresche all’uovo. Tirare la sfoglia sottile quasi trasparente, tagliarla a forma quadrata di circa cm 7×7, spennellare i quadrati di sfoglia con l’uovo battuto e mettere quasi al centro il ripieno, chiudere a triangolo e saltare bene i bordi. Pulire, lavare e tagliare a spicchi i pomodorini;  pulire l’aglio, lavare e asciugare il basilico.

Fase cottura

In un sauteuse mettere l’olio e l’aglio, a fiamma dolce fare riscaldare, quando l’aglio inizia a sfrigolare mettere i pomodorini, una presina di sale e farli appassire. Nel frattempo cuocere i fagotti, scolarli e versarli nel sauteuse, mescolare per un istante completare con la julienne di basilico, a discrezione una leggera grattugiata di parmigiano.

Orecchiette fresche con gamberi e calamari in sauteuse, su crema di cime di rape e mollica di pane tostato all’olio evo frantoia


Categoria: Primi piatti personalizzati Reparti interessati: Garde manger, Entremetier Metodi di cottura: Casseruola Utensili usati: Casseruola, tagliere, spelucchino, trinciante padella wok, schiumarola, spatola

Ingredienti pax 6

Per la pastaOrecchiette fresche con gamberi e calamari in sauteuse, su crema di cime di rape e mollica di pane tostato all’olio evo frantoia

  • Farina di semola g 400
  • Farina di grano tenero n 100
  • Uovo n 1
  • Olio d’oliva ml 10
  • Acqua tiepida ml 80 circa

Per la salsa

  • Scalogno n 1
  • Gamberetti g 300
  • Calamari g 500
  • Vino bianco ml 40
  • Cime di rapa g 500
  • Alici dissalate filetti n 2
  • Mollica di pane raffermo meglio se di Monte Sant’Angelo g 100
  • Sale

ProcedimentoOrecchiette fresche con gamberi e calamari in sauteuse, su crema di cime di rape e mollica di pane tostato all’olio evo frantoia

Per la pasta

Disporre a fontana sulla spianatoia le farine setacciate e versare al centro l’uovo battuto e l’acqua, un pizzico di sale e l’olio. Incorporare la farina al liquido gradualmente dal centro verso l’esterno, impastare energicamente fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo, lasciarlo riposare per 30 minuti coperto con un panno. Tagliare dal panetto, un pezzo alla volta e arrotolarlo, formando un cordoncino. Con il coltello da tavola tagliarlo a pezzetti di circa 1 cm, e sempre con la punta del coltello, prima premere, poi tirare e capovolgere sulla punta del dito per formare l’orecchietta.

Per la guarnizione

Pulire e lavare i gamberetti, tagliarli di lungo in due. Pulire e tagliare a julienne larga i calamari. Pulire e tritare lo scalogno. Sbriciolare con le mani la mollica di pane e farla abbrustolire nella padella con un po’ di olio d’oliva, durante la cottura girarla continuamente per evitare che bruci e per assicurarsi che la doratura avvenga in modo uniforme e allo stesso tempo croccante. Pulire e lavare molto bene le rape, cuocerle in casseruola con l’acqua salata, quando sono cotte alzarle dall’acqua e porla nella bacinella, mixare insieme ai filetti d’acciuga e un filo di olio evo. (conservare l’acqua di cottura per cuocere le orecchiette)

Per la salsa

A parte in una padella (wok) mettere l’olio e lo scalogno a fiamma moderata farlo imbiondire, versare i calamari e dopo i gamberetti e alzare la fiamma, dopo qualche minuto bagnare con il vino, dopo un po’ unire la purea di rape, controllare i sapori. Cuocere nell’acqua delle cime di rape le orecchiette, scolarle e unirle alla salsa mantecare per qualche minuto a fiamma vivace, impiattare e completare con una manciata abbondante di mollica di pane croccante.

Per sapere di più

Olio del Parco del Gargano

La zona delle “Matine” sotto San Giovanni Rotondo, la piana sotto Rignano Garganico e le colline a nord del Promontorio, dove esemplari centenari di ulivi si mescolano all’odorosa macchia mediterranea che ricopre l’agro di Carpino, San Nicandro e Cagnano Varano. Sulla costa orientale le chiome degli ulivi si alternano alle pinete del Gargano. A Vico del Gargano un Trappeto del XIV secolo testimonia, tra macine e antichi arnesi, l’origine antica di un’economia saldamente legata ai valori e alla religiosità dell’olivo, che oggi ha un prodotto di eccellenza nell’olio a D.O.P. (a denominazione d’origine protetta) “Dauno – Gargano”. Le aziende sotto elencate fanno parte del Consorzio Biogargano che garantisce la genuità del prodotto e la provenienza, Queste aziende, alcune delle quali anche agrituristiche assicurano una produzione di qualità che tutela la salute del consumatore e il rispetto dell’ambiente. Le varietà di olive coltivate sono: la frantoia e l’ogliarola da cui si ottiene un olio profumato e leggermente piccante: l’olio extravergine di oliva biologico a DOP Dauno.

Paccheri con suprema di baccalà, funghi porcini e crema di ceci all’olio evo


Categoria: Primi piatti personalizzati consigliato per il cenone di fine anno Reparti interessati: Garde manger e Entremetier Metodi di cottura: Casseruola Utensili usati: Tagliere, spelucchino, trinciante, wok, spatola, mixer, casseruola, cucchiaione, mestolino

Ingredienti pax 4

  • Paccheri  g 400
  • Olio evo ml 20 circa
  • Aglio spicchi n 2
  • Baccalà filetto g 200
  • Funghi porcini freschi o cong. g 80
  • Vino bianco ml 60
  • Ceci cotti g 200
  • Pomodorini ciliegia n 4
  • Prezzemolo una presa
  • Sale fino una presa se necessario

Procedimento

Fase preparazione  Assicurarsi che il baccalà è ben dissalato e privo di spine, tagliarlo a julienne, così pure i funghi. Pulire e tritare l’aglio e il prezzemolo. Lavare e tagliare a concassè i pomodorini e mixare i ceci a crema aggiungendo a filo due cucchiai di olio evo.

Fase cottura  In una padella wok mettere un pò di olio e l’aglio (a discrezione il peperoncino), fare riscaldare e versare il baccalà e i funghi, a fiamma vivace fare sfrigolare, poi bagnare con il vino e versare la crema di ceci, la concassé e un pò di acqua, fare cuocere per 10 minuti, controllare i sapori, se necessario correggere con il sale.

Fase assemblaggio e presentazione  Cuocere la pasta, scolarla e saltarla insieme alla salsa, completare con il prezzemolo.

Note  Piatto indicato per occasioni particolari come ad esempio l’ultimo dell’anno,  il baccalà viene utilizzato soprattutto nel periodo natalizio, infatti come da tradizioni è  in uso in tante regioni.

Per sapere di più

Taccuinistorici.it

Tradizione di baccalà e pane

Le popolazioni basche del Golfo di Biscaglia (Guascogna) erano cacciatori di balene ed inseguendole verso il nord-Atlantico fino ai Grand Banks, si trovarono intrappolati tra immense colonie di merluzzi, per catturare i quali bastava affondarci le mani dentro. Da quel giorno, i baschi organizzarono campagne stagionali di pesca, ma per conservarlo, lo mettevano sotto sale come facevano con la carne di balene, invece di esporlo all’aria che in Spagna è meno fredda che in Norvegia. Fu per questo che i vichinghi persero il monopolio della pesca del merluzzo. Furono però gli americani a creare il business commerciale a livello planetario del baccalà. Nel 1620 i padri pellegrini, protestanti in fuga dall’Inghilterra, sbarcando su un promontorio del “Nuovo Mondo” Cap Cod (Capo Merluzzo) area di mare piena di pesci, compresero che era possibile organizzare un fiorente commercio, spedendo del baccalà americano verso l’Europa. Presto anche gli inglesi s’inserirono in questa lucrosa attività e ci fu persino una specie di guerra del baccalà fra le navi di Sua Maestà Britannica e i veloci schooner americani. Ancora nell’ottocento, la classe operaia inglese sopravviveva nutrendosi di fish and chips, (merluzzo e patate). Il mercato inglese assorbe oggi 170.000 tonnellate di baccalà l’anno ed è al primo posto nel mondo. La storia ci tramanda, inoltre, che il merluzzo nella versione baccalà o stoccafisso fu anche un piatto apprezzato da molti personaggi illustri. Si racconta che Carlo V (1530), mentre era in viaggio verso Bologna per essere incoronato imperatore da Papa Clemente VII, si era trovato a sostare a Sandrigo, quando venne a sapere che i condannati a morte chiedevano, come ultimo desiderio, una porzione di pane e merluzzo; per la gran curiosità, il futuro imperatore volle assaggiare questa pietanza e rimase talmente soddisfatto da nominare “cavaliere” tutti i presenti al banchetto. Oggi tra i si va diffondendo il piacere di consumare il baccalà mantecato su fette di pane.

Tagliatelle salmone, panna, pomodorini


Categoria: Primi piatti a base di pesce personalizzati Reparti interessati: Garde Manger Entremetier Metodi di cottura: Casseruola Utensili usati: Tagliere, spelucchino, trinciante, casseruola, wok, spatola, scolapasta, forchettone, mestolo, bacinella, vassoio

Ingredienti pax 4

  • Tagliatelle g 350
  • Salmone fresco g 300
  • Pomodorini g 300
  • Panna cucina ml 125
  • Basilico n 3 foglie
  • Prezzemolo tritato una presa
  • Olio evo g 20
  • Aglio spicchio n 1
  • Vino bianco ml 60
  • Sale e pepe

Procedimento

Fase 1  Pulire l’aglio e metterlo nel wok con un pò di olio evo. Lavare i pomodorini e tagliarli a spicchi privarli quanto possibile dei semini, pulire il salmone, lavarlo, farlo sgocciolare e poi tagliarlo a julienne. Mettere la padella su fuoco fiamma vivace e versare il salmone, farlo sfrigolare bene e poi bagnarlo con il vino, versare i pomodorini, una presina di sale e fare cuocere per 10 minuti a bollori regolari.

Fase 2  Spegnere la fiamma, togliere l’aglio e aggiungere la panna, controllare i sapori per ultimo una presa di prezzemolo tritato.

Fase 3  Cuocere la pasta in abbondante acqua con il sale, scolarla e versarla in padella, saltarla per legare i sapori, completare con la julienne di basilico.

Triglie alla pizzaiola


Secondo piatto

Ingredienti pax 4

  • Triglie kg 1,2
  • Olio evo q b
  • Aglio spicchi n 2
  • Acciughe dissalate due filetti
  • Vino bianco ml 60
  • Pomodorini g 500
  • Prezzemolo tritato, origano, sale

Procedimento

Pulire perfettamente le triglie circa 300 g per pax, lavarle e farle sgocciolare. Pulire e tritare l’aglio e il prezzemolo; lavare i pomodorini e tagliarli a concassé. In una casseruola bassa e capiente mettere l’olio quanto basta, l’aglio, l’acciuga e un peperoncino a discrezione. A fiamma dolce fare imbiondire leggermente l’aglio, poi adagiare le triglie e i capperi, bagnare con il vino, dopo un pò aggiungere la concassé, una presa di sale e completare la cottura a fiamma dolce con coperchio. Al termine aggiungere una presina di origano e il prezzemolo tritato, verificare i sapori.

Qualcosa da sapere!!!

Tratto da taccuinistorici.it

Storia dell’ulivo e del suo olio

La storia dell’olivo è profondamente legata a quella dell’umanità; nelle origini di questo prezioso albero storia e mitologia si intrecciano, fino a confondersi. Comparsa per la prima volta probabilmente nell’Asia occidentale, la pianta dell’olivo si diffuse in tutta l’area mediterranea, dove il suo culto fu consacrato da tutte le religioni. Fin dai tempi più remoti l’olivo venne considerato un simbolo trascendente di spiritualità e sacralità. Sinonimo di fertilità e rinascita, di resistenza alle ingiurie del tempo e delle guerre, simbolo di pace e valore, l’olivo rappresentava nella mitologia, come nella religione, un elemento naturale di forza e di purificazione. È ormai accertato che la coltivazione dell’olivo risale ad almeno 6.000 anni fa: ne fanno fede racconti tradizionali, testi religiosi e rinvenimenti archeologici. Probabilmente la pianta ebbe il suo habitat originario in Siria ed i primi che pensarono a trasformare una pianta selvatica in una specie domestica furono senza dubbio popoli che parlavano una lingua semitica. Dalla Siria facile fu il suo trapianto in Grecia dove trovò una inaspettata fortuna e applicazione che la resero, poi, indispensabile ai popoli antichi del Mediterraneo. A conferma della millenaria storia dell’olivo ricordiamo come la tradizione pone di fronte all’antica Gerusalemme il “Monte degli Ulivi”, o come la bellezza di questa pianta sia cantata spesso nell’ “Antico Testamento” (v. libro del profeta Osea dove il Dio d’Israele è paragonato alla magnificenza dell’olivo). Sono circa settanta le citazioni che se ne fanno nella bibbia. D’altra parte che questo fosse un simbolo è chiarito anche dall’episodio della colomba che torna all’arca di Noè tenendo nel becco un rametto d’olivo. Lo stesso nome di Gesù, christos, vuol dire semplicemente unto. La Bibbia racconta che fu un Angelo a dare a Seth, il figlio di Adamo, tre semi da mettere fra le labbra del padre dopo la sua morte. Dalle ceneri di Adamo germogliarono così un cedro, un cipresso e un olivo. Nella tradizione cristiana, da secoli, viene usato olio d’oliva per la celebrazione di alcuni sacramenti: Cresima, ordinamento sacerdotale, Estrema Unzione. Ed è un rametto di olivo benedetto che viene distribuito a tutti i fedeli la Domenica delle Palme, in ricordo della resurrezione e come simbolo pace. Nell’antica Grecia agli Ateniesi vincitori venivano offerti una corona di olivo ed un’ampolla d’olio; mentre gli antichi Romani intrecciavano ramoscelli di olivo per farne corone con le quali premiare i cittadini più valorosi.

Oliva e olio gusto e analisi sensoriale

Le olive nere sono le verdi mature, e pertanto più dolci. Le olive verdi tendono a essere più acidule. Entrambe sono naturalmente amarognole, e devono essere sottoposte a trattamenti per renderle commestibili. Quello più adeguato è un processo lento: i frutti sono messi sotto sale, o essiccati al sole, prima di essere posti in salamoia per mesi. Per contro, il processo industriale, in cui le olive sono conservate in una soluzione alcalina, richiede meno di un giorno.
Entrambi estraggono i glicosidi amari delle olive, ma con il sistema industriale va perso anche molto sapore.
Le varietà sono numerose, e ognuna ha caratteristiche proprie di consistenza e sapore. Tra le principali: Gaeta, un’oliva piccola, raggrinzita, spesso essiccata, tipica italiana, con un sapore vago di frutta/prugna secca; Nyons, anch’essa essiccata e poi lasciata riposare in salamoia, con un piacevole sapore di noce e cuoio; Picholine, acidula, un’oliva verde che risulta piacevolmente croccante sotto i denti e bilancia il grasso della carne, proprio come i cetriolini.
Anche l’olio extravergine d’oliva racchiude una gamma simile di sapori, dal dolce all’intenso al piccante al fortissimo che prende la gola. Di regola la spremitura dei primi frutti dà vita a un olio più verde e pepato, delle olive più mature a sapori più dolci. Cucinate con varietà meno costose e tenete le più pregiate per insalate, salse o verdure bollite. Le note di sapore nell’olio extravergine d’oliva prevedono sentori floreali, di melone, mela, burro, pepe, carciofo, erbacei, di foglia di pomodoro e foglie verdi, banana verde, avocado ed erba.

Spigole con l’acqua pazza


Secondo piatto di pesce

Ingredienti pax 4

  • Spigole da g 300 circa n 4
  • Acqua ml 700 circa
  • Vino bianco ml 60
  • Olio evo ml 10
  • Pomodorini n 4
  • Capperi dissalati un cucchiaino
  • Prezzemolo q b
  • Aglio spicchi n 2
  • Sale

Procedimento

Pulire le spigole e lavarle. In una casseruola bassa e capiente mettere tutti gli ingredienti e fare bollire per circa cinque minuti, poi adagiare le spigole, fare cuocere a bollori regolari. Per verificare la cottura basta togliere la prima spina dorsale partendo dalla testa, se questa si stacca con facilità vuol dire che il pesce è cotto.

Seppie ripiene alla contadina


Secondo piatto di pesce

Ingredienti pax 4

  • Seppie grandi n 4 (kg 1,5 circa)
  • Pane raffermo g 100
  • Piselli fini g 100
  • Parmigiano grattugiato g 40
  • Uova n 2 circa
  • Olio evo a sufficienza
  • Sale, pepe
  • Scalogno n 1
  • Pomodori pelati passati g 800
  • Basilico, sale

Procedimento

Fase 1 Pulire e lavare le seppie, farle sgocciolare. Sbriciolare la mollica di pane (possibilmente di Monte Sant’Angelo) in una ciotola, unire i piselli leggermente scottati e poi raffreddarti, il prezzemolo tritato, un cucchiaio di parmigiano, un filo di olio evo, il pepe una presina di sale e mescolare il tutto, per ultimo aggiungere le uova una per volta per verificare la consistenza del composto che deve essere ne duro e neanche molle, da poterlo maneggiare. Con il ripieno riempire le seppie non troppo.

Fase 2 Tritare lo scalogno e porlo in una casseruola bassa e capiente adatta per la cottura delle seppie, mettere l’olio e a fiamma vivace farlo imbiondire, aggiungere il peperoncino e versare il pomodoro pelato passato, al primo bollore adagiare le seppie, una presa di sale, il basilico e coprire con il coperchio, fare cuocere a bollori lenti per un’ora circa. A discrezione questa pietanza può diventare piatto unico se le seppie  sono accompagnate  con la pasta: cuocere la pasta, (i troccoli quelli più indicati) e condirla con la salsa delle seppie.

Ricette altre

Troccoli allo scoglio


Primo piatto

Ingredienti pax 4

  • Troccoli freschi g 320
  • Olio evo a sufficienza
  • Aglio spicchi n 2
  • Peperoncino uno piccolo
  • Cozze g 500
  • Vongole g 300
  • Calamari g 300
  • Vino bianco ml 60
  • Prezzemolo tritato una presa
  • Pomodorini ciliegia g 100 a discrezione

Procedimento

Pulire e lavare le cozze e farle aprire a fiamma vivace in un tegame, così pure le vongole; poi filtrare l’acqua e conservarla. Pulire e lavare perfettamente i calamari e tagliarli a listarelle. Pulire e tritare l’aglio e il prezzemolo. In una padella wok mettere l’olio, l’aglio e il peperoncino a fiamma dolce rimestare e versare i calamari alzare la fiamma e fare sfrigolare bene, bagnare con il vino e poi aggiungere un pò di acqua delle cozze (a discrezione si posso unire i pomodorini tagliati in quattro e privati dei semi e della pelle), continuare la cottura per 15 minuti a fuoco dolce. Completata la cottura aggiungere i restanti ingredienti, cuocere e scolare bene la pasta e saltarla insieme alla salsa.

Strozzapreti mantecati con frutti di mare, pomodorini appesi e rucola di campo


Categoria: Primi piatti personalizzati Reparti: Entremetier Utensili: Vassoio, spelucchino, trinciante, tagliere, padella, spatola, casseruola, schiumarola, scolapasta Metodi di cottura: Ebollizione 

 Ingredienti pax 4

  • Olio evo del Gargano
  • Calamari g 400
  • Cozze g 600
  • Gamberetti g 300
  • Rucola mazzetto n 1 (g 250)
  • Pomodorini g 500
  • Aglio spicchi n2
  • Peperoncino n 1
  • Prezzemolo tritato una presa
  • Sale se necessario

Procedimento

Fase 1 Pulire i calamari, lavarli e tagliarli a listarelle, lavarli e lasciarli sgocciolare molto bene. Pulire dal carapace i gamberi, togliere il budellino e lavarli, tagliarli a meta per di lungo. Lavare le cozze, e farle aprire in padella, recuperare il frutto e l’acqua. Lavare e tagliare a concassé i pomodorini, tritare l’aglio e il prezzemolo. Pulire e lavare la rucola.

Fase 2 In una padella mettere l’olio, l’aglio e il peperoncino a fiamma vivace farlo colorire appena raggiunto il risultato versare i calamari, mescolare sovente con la spatola di legno, dopo un paio di minuti versare i gamberi e le cozze. Dopo un po’ bagnare con il vino bianco e l’acqua delle cozze, per ultimo versare i pomodorini e fare cuocere per 15 minuti circa, al termine controllare i sapori.

Fase 3 Cuocere la pasta, scolarla e saltarla insieme ai frutti di mare, aggiungere la rucola e un filo di olio evo a crudo.

Spaghetti alle vongole


Primo piatto image

Ingredienti pax 4

  • Spaghetti g 350
  • Vongole veraci kg 1
  • Olio evo a sufficienza
  • Aglio spicchi n 2
  • Peperoncino piccolo n 1
  • Prezzemolo una bella presa
  • Vino bianco ml 60
  • Sale se necessario

Procedimento

Lavare le vongole, metterle nella padella con coperchio e sul fuoco per aprirle. Dopo un paio di minuti circa spegnere la fiamma e lasciarle intiepidire, togliere il frutto dalle valve, alcune lasciarle intere per poi utilizzarle per esaltare il piatto. Filtrare l’acqua delle vongole molto bene usando l’etamina e tenerla da parte. In una padella capiente, preparare un soffritto di olio, aglio tritato e peperoncino come inizia a sfrigolare versare le vongole alzare la fiamma e bagnare prima con il vino e poi con la loro acqua. Nel frattempo cuocere la pasta, scolarla e unirla alle vongole, aggiungere il prezzemolo tritato e se necessario ancora un po’ della loro acqua, completare con un filo di olio evo a crudo.

Risotto superfino Carnaroli mantecato con carciofi e salsiccia di maialino


Categoria: Primi piatti personalizzati riso e risotti Reparti interessati: Entremetier Metodi di cottura: Casseruola Utensili usati: Tagliere, spelucchino, trinciante, vassoio, casseruole, mestolo, spatola, chinoise

Ingredienti pax 4

  • Riso superfino Carnaroli g 380Risotto superfino Carnaroli mantecato con carciofi e salsiccia di maialino
  • Fondo bianco vegetale o di vitello lt 1,5
  • Carciofi medi n 3
  • Salsicce g 200
  • Olio evo
  • Aglio spicchi n 2
  • Prezzemolo tritato una presa
  • Vino bianco ml 60
  • Cipolla piccola tritata n 1
  • Alloro una foglia

Procedimento

Fase preparazione

Preparare il fondo bianco vegetale utilizzando anche le foglie dei carciofi. Pulire, lavare e tritare la cipolla e il prezzemolo. Pulire e tritare l’aglio. Pulire e tagliare a julienne i carciofi; tagliuzzare le salsicce.

Fase cottura

In una padella o nella casseruola bassa, mettere l’olio e l’aglio tritato, fare imbiondire poco, versare e carciofi e rimestare coprire con il brodo e a fiamma dolce fare cuocere, al termine controllare i sapori e completare con il prezzemolo tritato. In una casseruola capiente mettere l’olio, la cipolla, le salsicce e la foglia di alloro, a fiamma vivace fare rosolare rimestando sovente, raggiunto il risultato versare il riso e farlo tostare, poi bagnare con il vino e il brodo ogni qualvolta il riso lo richiede. A metà cottura aggiungere i carciofi e continuare la cottura, al temine controllare i sapori e mantecare con il burro e il parmigiano.

Fase assemblaggio e presentazione

Mettere il risotto al centro del piatto piano ed evidenziare con i carciofi fritti.

Note

Per evidenziare i carciofi alcuni si possono panare con la farina e friggerli per poi messi sul riso.

Per sapere di più

Originario del Medioriente, il carciofo selvatico ha costituito fin dall’antichità un prodotto importante per i fitoterapisti di Egizi e Greci, ma pare che altrettanto antico sia il suo impiego nella cucina. Già nel IV sec. a.C. era coltivato dagli Arabi che lo chiamavano “karshuf” (o kharshaf), da cui l’attuale termine. Nello stesso periodo Teofrasto nella “Storia delle piante” parla di “cardui pineae” che per caratteristiche di forma, proprietà e virtù sarebbero assimilabili ai nostri carciofi. L’uso di una qualche varietà di carciofo selvatico nella cucina romana è ricordata da Columella, che chiamandolo col nome latino di Cynara, conferma come a quel tempo si usasse consumare quella pianta sia a scopo medicinale che alimentare. Nel “De re coquinaria” di Apicio, si parla anche di cuori di cynara che, a quanto pare, i Romani apprezzavano lessati in acqua o vino. La coltivazione del carciofo da noi conosciuto venne introdotta in Europa dagli Arabi sin dal ‘300, ma notizie molto dettagliate sul suo sfruttamento risalgono al ‘400, quando dopo vari innesti, dalle zone di Napoli si diffuse prima in Toscana, e successivamente in molte altre regioni. Nella pittura rinascimentale italiana, il carciofo è rappresentato in diversi quadri: “L’ortolana” di Vincenzo Campi, “L’estate” e “Vertumnus” di Arcimboldo. Il carciofo dapprima non godette di un eccessivo favore culinario, tanto che ai primi del ‘500 Ariosto affermava: “durezza, spine e amaritudine molto più vi trovi che bontade”. In quell’epoca, l’ortaggio iniziò comunque a comparire frequentemente nei trattati di cucina, dove si spiegava anche come trinciarlo, e la stessa regina Caterina de’ Medici ne divenne una sua estimatrice. La fama afrodisiaca del carciofo, derivante con molta probabilità dall’aspetto fallico, andò di pari passo con la sua diffusione, ed era già ben radicata nel 1557, se il Mattioli nei suoi “Discorsi” scrive: “la polpa dei carciofi cotti nel brodo di carne si mangia con pepe nella fine delle mense e con galanga per aumentare i venerei appetiti”. Un anno dopo il Felici concorda attestando che: “servono alla gola e volentieri a quelli che si dilettano de servire madonna Venere”. Riguardo alla preferenze dal modo di consumare i carciofi nel 1581 Montaigne durante il suo Grand Tour annota che: “in tutta Italia vi danno fave crude, piselli, mandorle verdi, e lasciano i carciofi pressoché crudi”. La marcia trionfale di questa pianta non conobbe soste neppure nei secoli successivi, tanto che ai primi dell’Ottocento il grande gastronomo Grimod de La Reyniere decanta: “Il carciofo rende grandi servigi alla cucina: non si può quasi mai farne a meno, quando manca è una vera disgrazia. Dobbiamo aggiungere che è un cibo molto sano, nutriente, stomatico e leggermente afrodisiaco”. Ciò che distingue i diversi tipi di carciofo sono le spine che possono essere presenti o meno e il colore che può essere verde tendente al grigio o violetto. Oggi le varietà spinose più conosciute sono: i verdi della Liguria e di Palermo, e i violetti di Chioggia, Venezia e Sardegna. Un’ulteriore varietà di spinoso è quello di Toscana, di colore violaceo. Fra i non spinosi, invece, troviamo il cosiddetto Romanesco, comunemente conosciuto come mammola, quello di Paestum e di Catania. La massima produzione di carciofi l’abbiamo da novembre a giugno. Il requisito fondamentale del carciofo è la freschezza, quindi al momento dell’acquisto è bene scegliere carciofi pieni, sodi, con foglie dure e ben serrate. Quando li si acquista devono essere sodi e senza macchie. Preferire gli esemplari più piccoli con le punte ben chiuse. Il gambo deve essere duro e senza parti molli o ingiallite. Se il gambo è lungo ed ha ancora delle foglie attaccate, controllare che siano fresche. Per la conservazione si consiglia: se sono molto freschi ed hanno il gambo lungo di immergerli nell’acqua come si farebbe con i fiori freschi. Per riporli in frigo si devono togliere le foglie esterne più dure e il gambo; lavati e ben asciugati vanno messi in un sacchetto di plastica o un contenitore a chiusura ermetica: si conserveranno per almeno 5-6 giorni. Si possono anche congelare dopo averli puliti e sbollentati in acqua acidulata con succo di limone, lasciati raffreddare e sistemati in contenitori rigidi. Gustosi e versatili, questi ortaggi rappresentano una vera e propria miniera di principi attivi, utili sia per la digestione e la diuresi che per la cura della bellezza di viso, corpo e capelli. In cucina i carciofi molto teneri si possono mangiare anche crudi, mentre gli altri vengono preparati fritti, alla giudia, alla romanesca, insomma nei più svariati modi. Si ricordo inoltre che in molte regioni italiane c’è la grande tradizione di fare con i carciofi le conserve sott’aceto o sott’olio.

Tratto da taccuinistorici.it

Marmellata di arance


La didattica il web e la cucinaMarmellata di arancemarmellata_arancia

Categoria Marmellate e confetture  Reparti Pâtissier Metodi di cottura Casseruola Mise en place Coltellino a seghetto, trinciante, pelapatate, tagliere, casseruola, bacinelle, spatola, mestolino, vasetti

Ottima per tante  preparazioni, accompagna molto bene i formaggi cremosi e arrosti di maiale.

Ingredienti

  • Arance non trattate kg 3
  • Zucchero 1,5
  • Rhum ml 30 a discrezione

Procedimento

Lavare le arance asciugarle e pelarle prendendo solo il giallo della scorza. Porle sul tagliere e tagliare a julienne sottili, metterle in una bacinella e coprirle di acqua, cambiare l’acqua per 3 – 4 volte in un’ora circa poi metterle in un pentolino, coprirle di acqua e portarle a ebollizione, terminata la cottura e l’acqua quasi evaporata aggiungere 4 – 5 cucchiate di zucchero, proseguire fino a quando si sono caramellate. Pelare a vivo le arance aiutandosi con un coltellino a seghetto, affettarle e controllare eventuali semi. Porre la polpa delle arance nella casseruola e fare cuocere a bollori moderati, spesso mescolare con la spatola di legno e se  si forma la schiuma toglierla. Quando il succo è quasi evaporato versare lo zucchero (prima di versarlo verificare il grado di dolcezza) e continuare la cottura, dopo 30 minuti circa, aggiungere il rhum a discrezione e le scorzette caramellate, ancora 10 minuti, spegnere la fiamma. Ottenuta la marmellata ancora bollente versarla nei vasetti precedentemente sterilizzati e riempirli fino al bordo, chiuderli ermeticamente e farli raffreddare capovolti e avvolti da un panno.

Tagliatelle con crema di carciofi e gamberi al vino bianco


Categoria: Primi piatti personalizzati Reparti interessati: Entremetier, Garde manger Metodi di cottura: Casseruola Utensili usati: Tagliere, spelucchino, trinciante, casseruola, padella, scolapasta, forchettone, spatola, mestolo, pinza per pasta lunga

Ingredienti pax 4

  • Tagliatelle g 400
  • Carciofi medi n 3
  • Patate g 100
  • Pomodorini ciliegia g 6
  • Gamberi 30/40 n 20
  • Olio evo
  • Scalogno n 1
  • Spicchio d’aglio n 1
  • Rametto di rosmarino n 1
  • Vino bianco ml 40
  • Fondo bianco lt 1 circa
  • Sale
  • Prezzemolo

Procedimento

Fase di preparazione

Pulire i gamberi dal carapace e dal budellino, lavarli, tagliarli in verticale, lavarli ancora e metterli da parte a sgocciolare; lavare molto bene anche le teste dei gamberi. Pulire dalle foglie più dure i carciofi, conservarne alcune. Pulire, lavare e tritare il prezzemolo, tritare lo scalogno, pelare le patate e tagliarle a dadini, lavare e tagliare in quattro i pomodorini.

Fase cottura

In una casseruola capiente, mettere l’acqua circa un litro, procedere per la preparazione del fondo bianco composto dalle teste dei gamberi, dalle foglie e i gambi dei carciofi, qualche gambo di prezzemolo, un pomodorino, una presa di sale, fare bollire lentamente, schiumare di tanto in tanto. A parte in una casseruola mettere l’olio evo e lo scalogno, fare rosolare e versare i carciofi tagliati a julienne sottili, le patate a dadini, i pomodorini e coprire di fondo bianco, fare cuocere lentamente da farli ridurre a crema, al termine aggiustare di sale e una presa di prezzemolo tritato. Nella padella wok mettere un filo di olio, lo spicchio d’aglio e il rametto di rosmarino, nel frattempo iniziare la cottura della pasta.

Fase assemblaggio e presentazione

A fiamma vivace, versare i gamberi nel wok e farli sfrigolare, bagnare con il vino, togliere l’aglio, il rosmarino e versare la crema di carciofi. Cotta la pasta, scolarla e mantecarla con la salsa, un filo di olio evo a crudo e controllare i sapori.

Risotto superfino Carnaroli mantecato con carciofi trifolati e prosciutto crudo di Norcia


Categoria: Primi piatti riso e risotti personalizzati Reparti interessati: Entremetier Metodo di cottura: Casseruola Utensili: Casseruola, casseruola bassa, trinciante, tagliere, spatola, padella

Ingredienti pax 4Risotto superfino Carnaroli mantecato con carciofi trifolati e prosciutto crudo di Norcia

  • Fondo bianco vegetale cl 150 circa
  • Cipolla tritata n 1
  • Foglia d’alloro n 1
  • Olio d’oliva q b
  • Vino bianco cl 5
  • Carciofi medi 3
  • Prosciutto crudo g 100
  • Prezzemolo tritato una presa
  • Parmigiano g 80
  • Burro g 20

Procedimento

Preparare con cura il fondo bianco vegetale utilizzando anche le foglie e i gambi dei carciofi e una patata media tagliata in quattro. Mondare i carciofi, tagliarli a julienne e con uno spicchio di aglio tritato farli stufarli nel sauteuse e portarli a cottura completa. Pulire e tritare la cipolla e il prezzemolo, tagliare a julienne il prosciutto. In una casseruola bassa capiente mettere l’olio, la cipolla e la foglia d’alloro, a fiamma vivace procedere per la cottura del riso: imbiondire la cipolla mescolando continuamente con la spatola di legno versare il riso, farlo tostare (la tostatura del riso sarà completata quando mescolando con la spatola la stessa inizierà a fare attrito con il fondo della casseruola), a questo punto bagnare con il vino e lasciare evaporare. Versare poco alla volta il brodo bollente e continuare la cottura. A metà procedimento versare i carciofi e i pezzi delle patate cotte nel brodo, continuare a mescolare  aggiungendo il brodo man mano che il riso lo richiede. Al temine spegnere il fuoco e mantecare con il prosciutto, il burro e il parmigiano, controllare i sapori e  completare con una presa di prezzemolo tritato.

Tagliolini all’uovo in sauteuse alla contadina


  • Categoria: Primi piatti asciutti personalizzati
  • Reparti interessati: Entrémetier e Saucier
  • Metodo di cottura: Casseruola
  • Utensili usati: Tagliere, spelucchino, vassoio, trinciante, casseruola, sauteuse, spatola, forchettone

Ingredienti pax 4

  • Tagliolini g 400
  • Pomodoro pelato passato ml 250Tagliolini all’uovo in sauteuse alla contadina
  • Olio evo q b
  • Scalogno g 20
  • Pancetta g 80
  • Zucchina piccola g 50
  • Melanzana piccola g 50
  • Peperone g 50
  • Vino bianco ml 30
  • Prezzemolo tritato una presa
  • Basilico a julienne tre foglie lavate e asciugate
  • Sale
  • Parmigiano g 30
  • Pecorino g 30

Procedimento

Fase di preparazione

Lavare e tagliare a dadini la zucchina, la melanzana e il peperone, a dadini anche la pancetta; tritare il prezzemolo a julienne il basilico. Tritare lo scalogno e passare al passatutto o al mixer i pomodori pelati.

Fase cottura

In una casseruola mettere l’olio evo, lo scalogno e una foglia d’alloro, fare rosolare, versare la pancetta, mescolare e dopo un pò bagnare con il vino, versare le verdure, mescolare per farle appassire un po’, dopo aggiungere la salsa, una presa di sale e fare cuocere a bollori regolare per 30 minuti circa. Al termine controllare i sapori e completare con il basilico e una presa di prezzemolo.

Fase assemblaggio e presentazione

Cuocere la pasta scolarla e versarla nel sauteuse insieme alla salsa, mantecare con una manciata di formaggi pecorino e parmigiano.

Troccoli alle vongole con crema di fave


Categoria: Primi piatti di pesce personalizzati Reparti interessati: Garde manger e Entremetier Metodi di cottura: Casseruola Utensili usati: Tagliere, trinciante, spelucchino, padella, coperchio, wok, spatola, schiumarola, chinoise, etamina, casseruola, mixer

Ingredienti pax 4 Troccoli alle vongole con crema di fave

  • Troccoli g 400
  • Vongole g 400
  • Fave tenere g 200
  • Cipolla piccola n 1
  • Sedano un gambo cm 1
  • Alloro mezza foglia
  • Olio evo ml 40
  • Aglio spicchio n 1
  • Vino bianco ml 30

Procedimento

Fase 1

Pulire e lavare la cipolla e il sedano tritare entrambi finemente. In una casseruola fare imbiondire con l’olio la cipolla e il sedano, raggiunto il colore mettere l’alloro e poi le fave, mescolare e coprire appena di acqua o di brodo vegetale se disponibile, una presina di sale e fare cuocere a bollori regolari. Terminata la cottura togliere l’alloro e mixare a crema, controllare sapori.

Fase 2

Nel frattempo lavare e controllare molto bene le vongole, metterle in una padella con coperchio e farle aprire. Ricontrollare le vongole una per una e una parte lasciarle a mezzo guscio, eliminando una valva, recuperare l’acqua, filtrarla bene con l’aiuto dell’etamina o di un tovagliolo, tenerla da parte. Tritare l’aglio e metterlo nel wok con l’olio necessario, a fiamma moderata farlo imbiondire leggermente, versare le vongole, mescolare e bagnare con il vino, unire l’acqua tenuta da parte e la crema di fave, fare sobbollire per circa un paio di minuti, controllare i sapori.

Fase 3

Cuocere la pasta in abbondante acqua con il sale, scolarla e unirla alla salsa, spadellare per un minuto per amalgamare bene i sapori, per terminare un filo di olio evo fresco.

Link utile

https://pinoazz.wordpress.com/?s=vongole

Spaghetti al ragù di seppia e aneto selvatico alla montanara


Categoria: Primi piatti tipici di MSA Reparti interessati: Garde manger Saucier Entremetier Metodi di cottura: Casseruola per ebollizione Utensili usati: Tagliere, spelucchino, vassoio, casseruole, spatole, scolapasta, mestolo

Ingredienti pax 4

  • Spaghetti g 350Spaghetti al ragù di seppia e aneto selvatico alla montanara
  • Seppia g 800
  • Aneto un mazzettino
  • Olio evo
  • Scalogno medio n 1
  • Alloro una foglia
  • Vino bianco ml 60
  • Pomodori pelati passati ml 600

Procedimento

Fase di preparazione

Pulire, lavare e tagliare a pezzi le seppie; pulire e tritare lo scalogno; lavare l’aneto; passare al passatutto i pomodori pelati.

Fase cottura

Nella casseruola mettere l’olio evo, lo scalogno e l’alloro, a fiamma moderata farlo imbiondire, versare la seppia e continuare la cottura mescolando sovente con la spatola di legno, raggiunto il risultato bagnare con il vino e coprire con la salsa, una presina di sale e fare cuocere a bollori lenti e con coperchio. A fine cottura controllare i sapori. A parte in un’altra casseruola cuocere la pasta insieme all’aneto, scolare e versare gli spaghetti nel sauteuse insieme al ragù, mantecare.

Note tratto da taccuinistorici.itAneto

È interessante notare che il termine anglosassone per aneto, prende il nome dalla parola scandinava dilla, che significa cullare, in quanto pare che i suoi semi abbiano un effetto rilassante sui muscoli. In realtà sono tutto tranne che rilassanti per il palato: hanno infatti un sapore più forte e intenso rispetto all’aneto inteso come erba fresca. Quest’ultima colpisce per il sapore “nervoso”, in sintonia con i suoi rametti scomposti. All’inizio ha una nota che pare dolce, poi sviluppa sapori agri e puliti, che prendono il sopravvento, a totale beneficio di pesce grasso, carne e pietanze con la panna. Si armonizza perfettamente con altri ingredienti aciduli, come limone e aceto. L’aneto è complesso, esigente, sicuro di sé. Originario dell’Asia fin dall’antichità veniva impiegato a scopi culinari e medicinali. Sono numerose le fonti che attestano l’uso dell’aneto: ne parlava il Talmud, testo sacro dell’ebraismo, evidenziandone la diffusione e l’importanza; lo citava il papiro di Ebers, sottolinenandone l’uso terapeutico presso i Greci, secondo la cui scuola medica ci si potevano evitare gli attacchi di epilessia e vanificare i sortilegi nefasti stringendone un rametto nella mano sinistra. L’aneto era molto usato anche dai Romani che ritenevano avesse la proprietà di accrescere la forza fisica. Non sorprende perciò che per i gladiatori fosse uno dei principali condimenti da aggiungere ad ogni vivanda senza parsimonia. I legionari se ne cospargevano le ferite con i semi bruciati allo scopo di facilitare la guarigione. Apicio collocava questa erba in molte ricette, tra le quali emerge il pollo all’aneto. Nel medioevo, il libro di “Casa Cerruti” così ne parla: “Si usa seminare l’aneto negli orti, per mescolarlo agli altri erbaggi, che fa più saporosi e graditi al gusto. Il migliore è quello ben verdeggiante, tenero e fresco. Allo stomaco facile alle ventosità fa molto bene. Facilita anche il sonno, e si dice che per questo gli antichi lo ponessero nelle ghirlande…”. La fitoterapia contemporanea ricorre ai semi dell’aneto, e in minor misura alle foglie, per alleviare difficoltà digestive, coliche, irritazioni alle mucose orali, e per aumentare la secrezione lattea. Oggi in Italia le foglioline verdi ed esile dell’aneto sono poco usate in cucina. Non è così in Europa centro-settentrionale, o nel Vicino e Medio Oriente. In Grecia i semi aromatizzano il pane, mentre le sommità insaporiscono le salse, le marinate di pesce, formaggi come la feta, legumi, olio e aceto. Tedeschi e ungheresi utilizzano le foglioline insieme ad altri aromi, per preparare i sottaceti agrodolci. Con questa erba gli scandinavi danno sapore a uova, salmone, patate e zuppe. Consigliamo assolutamente di provare le foglioline dell’aneto spolverizzate sulle uova sode, in insalate di patate o pomodori, nei panini spalmati di formaggio.

Risotto superfino Carnaroli con gamberi e matignon di pancetta su crema di zucca allo zenzero


Categoria: Primi piatti (riso e risotti) Reparti interessati: Garde manger e Entremetier Metodi di cottura: Casseruola  Utensili usati: Tagliere, trinciante, spelucchino, vassoio, sauteuse, spatola, mestolo, casseruola

Ingredienti pax 4

  • Riso superfino Carnaroli g 320Risotto superfino Carnaroli con gamberi e matignon di pancetta su crema di zucca allo zenzero
  • Fondo bianco misto vegetale-crostacei
  • Gamberi 30/40 n 20
  • Pancetta tesa g 100
  • Zucca g 200
  • Zenzero cm 1
  • Olio evo q b
  • Cipolla piccola n 1
  • Foglia di alloro mezza
  • Prezzemolo una presa

Sale

Procedimento

Fase di preparazione

Pulire, lavare e tritare la cipolla, così pure il prezzemolo, privare della pellicina lo zenzero e tagliarlo a fettine.  Pulire dal carapace i gamberi lavare la polpa e il carapace con le teste. Preparare un fondo bianco misto vegetale-pesce con il carapace dei gamberi. Tagliare a bastoncini la pancetta, tagliare a pezzettini n 4 gamberi, pulire e tagliare a dadini la zucca.

Fase cottura

In circa 200 ml di acqua fare bollire per 15 minuti lo zenzero per poi utilizzare il liquido per bagnare la zucca in cottura. In un padellino o pentolino cuocere la zucca, con un filo di olio e una presa di sale, aiutarsi con un mestolino di acqua e il liquido di cottura dello zenzero, la temine regolare di sale, non esagerare con il piccante dello zenzero che deve essere appena percepito. In una casseruola bassa, velare il fondo di olio evo, mettere la cipolla tritata e la foglia di alloro, fare imbiondire, versare il riso e mescolare molto bene fino a quando si è tostato. Bagnare con il vino e poi con il fondo bianco, continuare come si procede per il risotto di base. A tre quarti della cottura versare la pancetta e i gamberetti, cotto il riso completare con la mantecazione con una noce di burro, una presa di prezzemolo, al termine controllare i sapori.

Fase assemblaggio e presentazione

Piatto fondina, un mestolino di salsa di zucca, adagiare la porzione di riso, evidenziando i gamberi e la pancetta.

Sformatino di riso basmati alla pilaf con gamberi in salsa curry


Categoria: Primi piatti (riso basmati) Reparti interessati: Garde manger e Entremetier Metodi di cottura: Forno alla pilaf  Utensili usati: Tagliere, bacinella, coltellino, trinciante, casseruola, pennello, stampini alluminio, bagnomaria, chinoise, spatola di legno, mestolo, cucchiaio, cucchiaione

Ingredienti pax 4

  • Riso basmati g 200Sformatino di riso basmati alla pilaf con gamberi in salsa curry
  • Fondo bianco di pesce lt 1
  • Cipolla piccola n 1
  • Chiodi di garofano n 8
  • Foglia di alloro n 1
  • Olio evo q b
  • Burro una noce
  • Gamberetti 30/40 n 20
  • Burro g 30
  • Brandy una sfumata
  • Vino bianco ml 50
  • Salsa curry ml 200

Procedimento

Fase di preparazione

Pulire, lavare e chiodare la cipolla. Pulire, lavare i gamberi. Portare ad ebollizione il fumetto. Tritare n 4 gamberi. Imburrare i gli stampini. Mettere in caldo la salsa curry dopo averla fatto sobbollire per qualche minuto.

Fase cottura pilaf

Nella casseruola bassa (rondò) mettere un filo di olio, la cipolla e l’alloro e fare riscaldare, versare il riso e mescolare, bagnare prima con il vino e poi con il fumetto, coprire il doppio del volume del riso; mettere il coperchio e fare cuocere in forno a 180 °C per 20 minuti. Quando è cotto e completamente asciutto versalo in una zuppiera e tenerlo in caldo. In un sauteuse mettere una noce di burro fare riscaldare e versare i gamberetti,  lasciare cuocere, bagnare prima con il brandy e poi con il vino spegnere la fiamma e metterli in un contenitore, tenerli in caldo. In un altro sauteuse mettere una noce di burro e i gamberetti tritati, farli rosolare, bagnare con un po’ di brandy e un po’ di vino, versare il riso e mantecarlo, controllare i sapori. A cucchiaiate, riempire gli stampi e metterli a bagnomaria.

Fase assemblaggio e presentazione

Piatto piano: al centro un mestolino di salsa curry ben calda, sopra lo sformatino, adagiare n 4 gamberetti per porzione, e salsare da un lato di salsa curry, decorare con qualche foglia di prezzemolo.

Salsa curry

Vellutata di pesce ml 500, scalogno tritato un cucchiaino, mela piccola n 1 pulita e a pezzetti, burro g 10, un cucchiaio raso di curry, roux g 70.

Consommé di bue


Categoria: Minestre chiare e Consommé Reparti interessati: Garde manger Entremetier Metodi di cottura: Ebollizione Utensili usati: Pentola, casseruola, bacinella, tagliere, spelucchino, pelapatate, trinciante, chinoise, stamina, mestolo, schiumarola, bussolotto.

 

Ingredienti per lt 1,5 Consommé di bue

  • Brodo di manzo lt 1,5
  • Carne magra di bovino adulto g 250
  • Albume n 1
  • Brunoise g 120 (sedano, carote, cipolla)
  • Grani di pepe n 5
  • Foglia di alloro n 1
  • Marsala secco un goccio
  • A discrezione un pomodoro

I consommé possono essere serviti sia caldi sia freddi, ma sono preferiti quelli caldi. Nella preparazione del brodo occorre utilizzare ossi ricchi di collagene come ad esempio, il garretto.

 

Procedimento

Mondare le verdure e tagliarle a brunoise, passare la carne al tritacarne a maglia grossa, metterla in una bacinella, unire all’interno, la brunoise, la foglia d’alloro spezzettata, i pepi in grana, il bianco d’uovo e un goccio di marsala secco, amalgamare molto bene. Mettere gli ingredienti in una casseruola, unire un mestolo di brodo freddo o di acqua e mescolare con cura. Accendere il fuoco, e versare il brodo caldo, portare dolcemente al bollore. Lascare sobbollire per circa un’ora eliminando man mano che affiora la schiuma. Al termine passare il consommé con la stamina e sgrassare passando sulla superficie un paio di tovaglioli di carta.

Note  L’albume è utile per la chiarificazione, infatti le albumine, coagulando con il calore, tendono a salire in superficie, trattenendo le impurità del liquido. La carne rafforza gli elementi nutritivi, e le verdure l’aroma, è possibile aggiungere per aromatizzare maggiormente il consommé un vino liquoroso come il Porto o lo Sherry. Questo procedimento è la base per realizzare qualsiasi consommé è sufficiente cambiare solo l’elemento nutritivo. Per quando riguarda il consommé di pesce il procedimento è identico a quello appena illustrato, salvo alcune varianti relative agli ingredienti e ai tempi di cottura. Sostituite il brodo e la carne con brodo e polpa di pesce, nelle medesime quantità, eliminate il marsala; lasciare sobbollire il consommé per soli 30 minuti anziché di un’ora.

Risotto superfino Carnaroli mantecato alla montanara


Categoria: Primi piatti riso e risotti Reparti interessati: Entremetier Metodo di cottura: Casseruola Utensili: Casseruola, casseruola bassa, trinciante, tagliere, spatola, padella

Ingredienti per 4 pax

  • Riso superfino Carnaroli 400Risotto superfino Carnaroli mantecato alla montanara
  • Fondo bianco di vitello cl 150 circa
  • Salsiccia mista g 200
  • Prosciutto crudo g 50
  • Funghi misti trifolati g 50
  • Olio evo ml 10
  • Cipolla media n 1
  • Foglia d’alloro n 1
  • Vino bianco ml 120
  • Aglio spicchio n 1
  • Prezzemolo tritato una presa
  • Parmigiano g 80
  • Burro g 30

Procedimento

Preparare il fondo bianco di vitello con cura. Mondare i funghi e tagliarli a julienne; tagliare a pezzettini la salsiccia, a julienne il prosciutto. Pulire, lavare e tritare la cipolla e il prezzemolo, pulire e tritare l’aglio. In una padella mettere un filo di olio evo e l’aglio tritato, farlo imbiondire leggermente e versare i funghi, farli appassire e bagnare con il vino bianco. Velare il fondo della casseruola bassa di l’olio evo, mettere sul fuoco, unire la cipolla e la foglia di alloro, fare imbiondire, appena, versare il riso e la salsiccia, mescolare continuamente facendo tostare il riso e rosolare la salsiccia: la tostatura del riso sarà al punto giusto quando la spatola inizierà a fare attrito con il fondo della casseruola. A questo punto bagnare con il vino e lasciare evaporare. Versare poco alla volta il brodo bollente e continuare la cottura. Circa a metà procedimento versare lo zafferano, i funghi e il prosciutto crudo, girare continuamente con la spatola di legno, aggiungendo il brodo man mano. Al temine mantecare con il burro e parmigiano, una presa di prezzemolo tritato, controllare i sapori e servire.

Insalata di mare semplice con cuore di sedano e citronette femminiello


Categoria: Antipasti (mare) Reparti interessati: Garde manger, Saucier Metodi di cottura: Ebollizione o al vapore in court bouillon Utensili usati: Casseruole tagliere, spelucchino, pelapatate, trinciante, schiumarola, teglia, bacinella

Ingredienti pax 4Insalata di mare semplice con cuore di sedano e citronette femminiello

  • Polpo g 200
  • Seppia g 200
  • Calamari g 200
  • Gamberetti g 200
  • Cozze g 50
  • Olio evo ml 100
  • Succo di limone ml 50
  • Sale e prezzemolo tritato

Procedimento

Preparare il court bouillon in quattro casseruole.  Pulire e lavare i prodotti di mare e cuocerli in casseruole separate. Una volta cotti, farli raffreddarli e tagliarli a pezzetti. Pulire e lavare le cozze e farle aprire in sauteuse con coperchio, togliere il frutto dalle valve. Metterli uniti nella bacinella e condirli con la citronette almeno due ore prima di servire.

Curiosità

Il limone femminello del Gargano è un particolare tipo di limone prodotto (e confezionato) nella provincia di Foggia, nei territori dei comuni di Vico del Gargano, Ischitella e Rodi Garganico, ovvero il tratto costiero e sub-costiero settentrionale del promontorio del Gargano. I limoneti sono maggiormente legati alla fascia più prossima al mare. Infatti il clima mite e la posizione assolata creano le condizioni ideali per la produzione di limoni e arance. Il Limone del Gargano rappresenta oggi il limone più antico di tutta l’Italia, infatti già dall’anno 1000 venivano coltivati agrumi di questo genere, che col passare dei secoli si sono diffusi grazie alla tradizione agrumaria della regione. Addirittura già verso la fine dell’800 da questa zona d’Italia venivano esportati limoni e arance verso paesi quali Canada e Stati Uniti d’America. Il nome “Femminello” è dovuto principalmente all’alta produttività di questa pianta (l’albero può raggiungere le 5 fioriture l’anno), che è anche la più diffusa sul territorio italiano.

Orecchiette mantecate con gamberi tigrati e crema di cime di rape


Categoria: Primi piatti personalizzati Reparti interessati: Garde manger, Entremetier Metodi di cottura: Casseruola  Utensili usati: Casseruola, tagliere, spelucchino, trinciante padella wok, schiumarola, spatola

 

Ingredienti pax 4Orecchiette mantecate con gamberi tigrati e crema di cime di rape

Per la pasta

  • Farina di semola g 300
  • Olio d’oliva ml 10
  • Acqua tiepida ml 80 circa

Per la salsa

  • Scalogno n 1
  • Gamberetti kg 1
  • Vino bianco ml 40
  • Cime di rapa kg 1
  • Alici dissalate filetti n 2
  • Mollica di pane raffermo meglio se di Monte Sant’Angelo g 100
  • Sale

Procedimento

Disporre a fontana sulla spianatoia la farina setacciata e versare al centro l’acqua, un pizzico di sale e l’olio. Incorporare la farina all’acqua gradualmente dal centro verso l’esterno, impastare energicamente fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo, lasciarlo riposare per 30 minuti coperto con un panno. Tagliare dal panetto, un pezzo alla volta e arrotolarlo, formando un cordoncino. Con il coltello da tavola tagliarlo a pezzetti di circa 1 cm, e sempre con la punta del coltello, prima premere, poi tirare e capovolgere sulla punta del dito per formare l’orecchietta. Pulire e lavare i gamberetti, tagliarli di lungo in due. Pulire e tritare lo scalogno. Sbriciolare con le mani la mollica di pane e farla abbrustolire nella padella con un po’ di olio d’oliva, durante la cottura girarla continuamente per evitare che bruci e per assicurarsi che la doratura avvenga in modo uniforme e allo stesso tempo croccante. Pulire e lavare molto bene le rape, cuocerle in casseruola con l’acqua salata, quando sono cotte alzarle dall’acqua e porla nella bacinella, mixare insieme ai filetti d’acciuga e un filo di olio evo. (conservare l’acqua di cottura per cuocere le orecchiette) A parte in una padella (wok) mettere l’olio e lo scalogno a fiamma moderata farlo imbiondire, versare i gamberetti e alzare la fiamma, dopo qualche minuto bagnare con il vino, dopo un po’ unire la purea di rape, controllare i sapori. Cuocere nell’acqua delle cime di rape le orecchiette, scolarle e unirle alla salsa mantecare per qualche minuto a fiamma vivace, impiattare e completare con una manciata abbondante di mollica di pane croccante.

Approfondimento tratto da

taccuinistorici

Quella pugliese è una cucina semplice legata soprattutto al lavoro della terra, che non conosce gli apporti delle corti, ma che ha elaborato piatti tipici dai molti sapori e profumi. Quattro i cardini di questa gastronomia: olio, grano, verdure e pesce. Dalla fascia costiera adriatica, tutta ammantata di stupendi oliveti, si ricava quell’olio che ha un posto d’onore in cucina e che rappresenta circa un terzo della produzione complessiva italiana. Nella pianura del Tavoliere si coltiva il grano duro, all’origine di innumerevoli tipi di pasta e del celebre pane pugliese, scuro e saporito. Molto diffuse e di qualità pregiata sono le produzioni ortofrutticole, alla base di piatti originalissimi, elaborati comunque in tutte le provincie senza differenze sostanziali. Federico II che fece della regione la sua patria d’elezione, apprezzava moltissimo questa cucina dagli aromi superbi, dove l’aglio immancabile sul Tavoliere, cede lo scettro alla cipolla scendendo verso sud. Magnifico è il capitolo delle paste fatte a mano, che in quest’area sono condite soprattutto con le verdure: pasta e cime di broccoli, pasta e cavoli, maccheroni e melanzane, pasta e purea di fave, spaghetti e cicoria. In Puglia c’è l’uso di chiudere il pranzo con le verdure crude come: finocchi, rapanelli o sedani. E la carne? Come in tutto il sud, quella bovina è scarsa; di largo impiego invece la selvaggina, i volatili, il maiale, il coniglio selvatico, e soprattutto la carne ovina, dove la regione è al terzo posto nella produzione nazionale, dopo Sardegna e Lazio. Piatto di origine remota e ormai rarissimo è la «quagghiaridde», ventricina di montone ripiena di frattaglie tagliuzzate e unite a scamorza, uova, salame. Su tutta la costa pugliese, adriatica e ionica, il pesce è molto abbondante. Dai polipetti baresi, alle alici che si mangiano crude; dai frutti di mare alle ostriche coltivate secondo un uso che risale a molti secoli fa; dalle cozze di Taranto, che vengono cotte spesso “arracanate” cioè coperte con mollica di pane e prezzemolo, con aglio, olio, origano e pomodoro, alle triglie di scoglio di Polignano, dal dorso iridescente che, appena girate sulla brace, si sciolgono in un liquido rosso, offrendo una salsa naturale di squisitezza inarrivabile. Importante è anche il contributo dato alla tavola pugliese dalle numerose specialità di latticini e dolci a base di mandorle.