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Carbonade o carbonata alla valdostana


Reparto/i interessati Garde-manger Saucier  Metodo di cottura Casseruola  Categoria Secondo piatto di carne Allergeni  Sedano e solfiti

Utensili usati  Spelucchino, marmitta d’acciaio, tagliere, coltello da disosso, coltello boucher, casseruola bassa con coperchio, bowl, scolapasta, coltello comune da cucina, colino cinese, mestolo d’acciaio, frusta, cucchiaione Conservazione  +3 °C | 48 ore | Contenitore ermetico+3 °C | 10 giorni | Atmosfera protettiva sottovuoto–18 °C | 3 mesi | Atmosfera protettiva sottovuoto

INGREDIENTI pax 10

Per la marinata carbonata alla valdostana

  • Vino rosso g 1000
  • Chiodi di garofano q b
  • Ginepro bacche q b
  • Cannella stecca q b
  • Pepe nero in grani q b

Per la preparazione

  • Brodo di carne q b
  • Collo di vitellone g 2000
  • Vino rosso g 1000
  • Cipolla bianca g 200
  • Burro o lardo g 50
  • Sale fino q b
  • Pepe nero q b
  • Amido di mais q b

PROCEDIMENTO

1. Sgrassare e tagliare la carne a bocconcini di 4 cm per lato.

2. Marinare 12 ore nel vino rosso con le spezie.

3. Scolare dalla marinata e rosolare in una casseruola con lardo o burro.

4. Aggiungere la cipolla filangé, bagnare con vino rosso, coprire e cuocere a calore moderato per circa 2 ore.

5. Condire con sale fino, pepe nero e le spezie della marinata chiuse in un sacchetto di garza.

6. Aggiungere poco brodo alla volta, se necessario.

7. A cottura ultimata, legare il fondo con amido di mais diluito in poca acqua fredda.

8. Cuocere ancora 5 minuti e servire con la polenta.

NOTE DI GASTRONOMIA. Il nome del piatto deriva dal colore scuro dato dalla cottura nel vino e dal taglio di carne particolarmente ricco di sangue. In origine si usava carne conservata sotto sale, che prima della cottura doveva essere lavata bene in acqua.

Agnello in fricassea con carciofi alla ligure


Categoria: Secondo piatto tipico della Liguria – Reparti interessati: Garde-manger, Saucier – Metodo di cottura: Casseruola – Utensili usati: Tagliere, coltello trinciante, bowl d’acciaio, frusta, casseruola d’acciaio, mestolo in poliammide, cucchiaio, teglia. – Conservazione +3 °C | 72 ore | Contenitore ermetico (solo agnello, senza fricassea*) +3 °C | 20 giorni | Atmosfera protettiva sottovuoto (solo agnello, senza fricassea*) –18 °C | 3 mesi | Atmosfera protettiva sottovuoto (solo agnello, senza fricassea*) * Dal momento in cui si aggiunge il tuorlo d’uovo con il succo di limone (fricassea), l’agnello non deve più bollire per non far rapprendere l’uovo. Pertanto è possibile conservare l’agnello ma senza la salsa di liaison. L’agnello può essere rigenerato, legato espresso e quindi servito in ogni momento. Allergeni: uova e solfiti

INGREDIENTI per 10 persone

  • Agnello g 2500
  • Carciofi g 1400
  • Vino bianco secco g 150
  • Tuorli d’uovo g 120 (n. 6)
  • Limone succo g 100
  • Olio evo g 50Agnello in fricassea con carciofi alla ligure
  • Aglio spicchi g 6 (n 2)
  • Sale fino q b
  • Pepe nero q b
  • Brodo vegetale e di vitello q b

PROCEDIMENTO

1. Imbiondire appena l’aglio nella casseruola con poco olio evo.

2. Aggiungere l’agnello tagliato a pezzi. Rimestare continuamente finché tutto rosolato molto bene.

3. Salare e pepare.

4. Bagnare con vino bianco e far evaporare.

5. Coprire con un coperchio, cuocere a calore moderato, aggiungendo il brodo di vitello o vegetale.

6. Nel frattempo pulire i carciofi, togliere le fogli dure e tagliare a spicchi sottili il cuore.

6. Unire alla carne i carciofi e continuare la cottura con coperchio.

7. Battere in una bacinella le uova con il prezzemolo tritato e gocce di succo di limone.

8. Prima di servire spegnere il fuoco, e versare i tuorli d’uovo.

Trenette o trofie al pesto genovese


Reparti interessati: Garde-manger. Entremetier – Categoria: primo piatto tipico delle Liguria – Metodo di cottura in casseruola – Allergeni: uova, farina e solfiti – Conservazione del pesto +6 °C | una settimana | contenitore ermetico – Utensili usati: bacinelle, vassoio, strofinaccio, scolapasta, cucchiaio, mixer a immersione, mestolo

La Pasta con pesto alla genovese è un primo piatto ligure molto famoso preparato con pesto genovese originale, fagiolini e patate lesse. Una pasta straordinariamente cremosa grazie proprio agli amidi della patata e al pesto stesso. La pasta pesto e fagioli è particolare perché i fagiolini vengono cotti insieme alle patate nella stessa acqua in cui viene cotta, a sua volta, la pasta e la cottura dei tre ingredienti avviene insieme. Il pesto genovese viene aggiunto solo alla fine, rigorosamente a crudo, senza essere cotto o riscaldato. Le patate, ricche di amido, tendono ad amalgamarsi al pesto, quasi sciogliendosi, formando una crema che avvolgerà tutta la pasta. I formati di pasta più famosi sono le trofie e le trenette al pesto, o le bavette o linguine.

INGREDIENTI PAX 10trofie al pesto genovese

· Per la pasta

  • Trofie fresche g 800/900
  • Fagiolini g 300
  • Patate g 300

· Per il pesto genovese

  • Basilico genovese g 100
  • Parmigiano reggiano g 80
  • Pecorino sardo g 20
  • Pinoli g 20
  • Aglio spicchi n 2
  • Olio evo g 120 circa
  • Sale una presa

PROCEDIMENTO

Pulire e lavare i fagiolini. Pelare e tagliare a dadini le patate e mantenerle coperte di acqua in una bacinella. Mettere una casseruola capiente con l’acqua per la pasta sul fuoco, sale e portate al bollore. Al primo bollore versare, dopo circa 15 minuti versare le patate e continuare la cottura. Quando mancano circa 8 minuti al termine della cottura versare la pasta (il tempo varia in base al tipo di pasta). Terminata la cottura versare la pasta in una zuppiera, tenere da parte un pò di acqua di cottura, unire il pesto e mescolare.

Per la preparazione del pesto

NOTE: per uno spicchio d’aglio dolce, 30 foglie di basilico, 100 ml di olio evo.Il basilico genovese DOP ha delle foglioline piccole e le piante non sono tanto grandi. Ideale sarebbe il basilico di Pra’, un quartiere di Genova. Lavare e asciugare con cura le foglie di basilico. Mettere le foglie nel recipiente di plastica o di acciaio, il parmigiano, il pecorino, lo spicchio di aglio sminuzzato, i pinoli, un pizzico di sale e metà dell’olio. Frullare il tutto con un frullatore ad immersione. Quando gli ingredienti sono ridotti a crema, aggiungete il resto dell’olio, fino ad ottenere la consistenza che desiderate.

Torta pasqualina


Metodo di cottura: forno – Allergeni: Uova, glutine, latte e solfiti – Categoria: Primo piatto, antipasto, piatto unico tipico della regione Liguria –  Reparti: Entremetier – Utensili usati: Caraffa, piatto, mattarello, tortiera a cerniera, spelucchino, bowl, scolapasta, tagliere, coltello trinciante, casseruola, mestolo, mestolino, leccapentole, cucchiaio, rotella tagliapasta, rullo bucasfoglia, coltello a sega, spiedino di legno. Conservazione: +5 °C | 48 ore | Contenitore ermetico –18 °C | 1 mese contenitore ermetico

INGREDIENTI per 10 persone

Per la pasta all’olioimage

  • Farina 00 g 400
  • Acqua g 250
  • Olio evo g 150
  • Sale fino g 4

Per la farcia

  • Bietole g 800
  • Ricotta g 300
  • Uova g 300 (n 5)
  • Fondi di carciofo g 250 (n 5)
  • Cipolla bianca g 50
  • Olio evo g 30
  • Sale fino q b
  • Pepe nero q b

PROCEDIMENTO

Per la pasta

Impastare nella planetaria la farina, l’olio e il sale. Aggiungere acqua fino a quando non si forma un impasto omogeneo. Avvolgere nella pellicola e far riposare a +5 °C per 1 ora almeno.

Stendere la pasta e foderare una tortiera imburrata e infarinata.

Per la farcia

Pulire e tritare la cipolla, stufarla in padella o nella casseruola bassa, con poco olio evo. Aggiungere i carciofi tagliati a concassé, continuare la cottura per alcuni minuti e, infine, le foglie delle bietole tagliate a filangé. Continuare la cottura per altri 10 minuti circa e lasciare intiepidire in una bacinella.  Unire la ricotta e condire con sale fino e pepe nero. Stendere la pasta e farcire la tortiera, versare il ripieno e formare cinque conche con un mestolino. Adagiare un uovo crudo sgusciato in ogni conca.  Coprire con altra farcia e chiudere con un disco di pasta. Sigillare il bordo ed eliminare la pasta in eccesso. Forare con uno spiedino di legno la superficie e, cuocere in forno a 180 °C per 30 minuti circa. Sformare, tagliare a fette e servire.

Maccheroni al ragù bianco genovese


Categoria: primo piatto – Reparti interessati: Entremetier, Garde manger, Saucier. Utensili usati: casseruola bassa, spatola, mestolo, trinciante, tagliere, spago, spelucchino, casseruola per la pasta – Allergeni: solfiti. Metodo di cottura: casseruola.

Una ricetta conosciuta poco in Liguria, ma chi l’ha conosce l’apprezza molto, ragù bianco preparato con abbondante cipolla e carne di manzo. Durante la cottura le cipolle diventano a purea e, poi la carne stracotta viene tagliata a julienne.

INGREDIENTI PAX 10Maccheroni al ragù bianco genovese

  • Pasta anche i ziti spezzati g 1000
  • Manzo polpa da capocollo g 800
  • Cipolle bianche kg 1
  • Olio evo q b
  • Alloro foglie n 2
  • Prezzemolo un ciuffo
  • Vino bianco ml 100 circa
  • Fondo bianco di vitello a sufficienza
  • Sale e pepe

PROCEDIMENTO

Pulire le cipolle, lavarle e tagliarle a filangé molto sottili. Pulire la carne e tagliarla a pezzi più o meno regolari. Legare allo spago il prezzemolo lavato e le foglie di alloro..In una casseruola bassa mettere velare il fondo di olio, versare la carne e la cipolla e, a fiamma vivace fare rosolare la carne e appassire la cipolla, mescolando di tanto in tanto. Terminata la procedura, bagnare con il vino bianco e mettere il mazzetto, un mestolo di brodo, il sale e continuare la cottura con coperchio per circa due ore a fuoco dolce. Controllare di tanto in tanto l’umidità e mescolare. Cotta la carne alzarla e tagliarla a julienne, togliere il mazzetto e rimettere la carne all’interno della casseruola, controllare di sale e unire una spolverata di pepe nero. Cuocere la pasta e unirla al ragù mantecare con una spolverata di parmigiano.

Spezzato di coniglio alla cacciatora con medaglione di patate gallette


Categoria Secondo piatto base di carne (coniglio intero) Reparti Garde-manger, Saucier Metodi di cottura Casseruola Mise en place Boucher, trinciante, tagliere, padella lionese, placca, spatola, forchettone, vassoio, zuppiera, frusta

Ingredienti Pax 4Spezzato di coniglio alla cacciatora con medaglione di patate gallette

  • Coniglio intero n 1 circa kg 1,2
  • Mirepoix tritata g 80
  • Alloro una foglia
  • Vino bianco ml 80
  • Pomodorini concassé g 120
  • Sale, pepe, farina
  • Funghi misti g 200 (porcini, prataioli)
  • Fondo bruno di vitello ml 100
  • Fondo bianco comune ml 500 circa
  • Prezzemolo tritato
  • Patate g 400
  • Sale, parmigiano, noce moscata, farina
  • Uovo n 1
  • Prezzemolo tritato q b
  • Olio di semi

Procedimento

Fase di preparazione

Pulire il coniglio delle parti interiore, eliminare la testa, tagliarlo a pezzi. Tritare la mirepoix, lavare e tagliare a concassé i pomodorini, pulire e tagliare a julienne i funghi, tritare il prezzemolo. Salare, pepare e infarinare il coniglio.

Fase cottura

Fare rosolare molto bene il coniglio nella padella lionese. Nella casseruola bassa con olio d’oliva fare rosolare il trito di mirepoix con la foglia di alloro, adagiare il coniglio, mescolare e bagnare con il vino bianco, lasciare evaporare. Aggiungere la concassé, il fondo bruno e il fondo bianco tanto quanto basta, fare cuocere a bollori regolari per circa 20 minuti. Trascorso il tempo unire i funghi e proseguire fino a cottura completa, al termine controllare i sapori, completare con una presa di prezzemolo.

Patate gallette: cuocere con la buccia le patate, quando sono cotte scolarle, pelarle e con uno schiacciapatate passarle in una zuppiera, unire il sale, la noce moscata, il parmigiano, il prezzemolo e mescolare, se il composto risulta morbido indurirlo con il pane grattugiato. Formare un cilindro di circa cm 8 cm e poi tagliarlo a medaglione, infarinarli e passarli nel l’uovo battuto con un pò di prezzemolo. Dorare i medaglioni nella padella lionese e accompagnare il coniglio. Oltre alle patate gallette il coniglio può essere servito con altri contorni, come la purea di patate, la duchessa, le crocchette, i fagiolini e verdure in genere.

Cosciotto di tacchino glassato al forno alla primaverile e pommes mascotte


Categoria Secondo piatto base di carne (coscia e sovracoscia) Reparti Garde-manger, saucier Metodi di cottura Forno a 180 °C Mise en place utensili Boucher, trinciante, spelucchino, tagliere, placca, bacinella, vassoio, forchettone, chinoise, spago, casseruole, spatola, sauteuse, mestolo

Ingredienti pax 8Cosciotto di tacchino glassato al forno alla primaverile e pommes mascotte

  • Cosciotto di tacchino n 1
  • Pancetta tesa affumicata oppure fresca g 100
  • Sale e pepe
  • Olio evo a sufficienza
  • Mirepoix g 100
  • Rosmarino, aglio, alloro, pomodori maturi g 100
  • Vino bianco ml 100
  • Fondo bianco di pollo o comune lt 1

Per la guarnizione primaverile

  • Piselli fini g 80Cosciotto di tacchino glassato al forno alla primaverile e pommes mascotte
  • Carote g 150
  • Funghi champignons g 200
  • Lardoni di pancetta g 50
  • Prezzemolo tritato q b
  • Burro g 30
  • Olio evo q b

Per le mascotte

  • Patate piccole kg 1
  • Olio evo, sale, rosmarino, aglio spicchio

ProcedimentoTacchino

Fase di preparazione: pulire e disossare il cosciotto, salare, pepare e disporre la pancetta affettata, chiudere il cosciotto e legarlo molto bene. Preparare la mirepoix, lavare i pomodori e tagliarli in quattro. Per la guarnizione: bollire i piselli in acqua con il sale, pelare le carote e affettarle, pulire i funghi e affettarli, tagliare a lardoni la pancetta. Per le patate: tornire le patate e tagliarle a spicchi, con gli scarti è possibile preparare una purea.

Fase cottura: mettere il cosciotto nella placca, insieme ai ritagli e le ossa del tacchino, irrorare con un filo di olio evo e infornare a 180 °C. Quando è ben rosolato unire la mirepoix, l’aglio, l’alloro, un ramoscello di rosmarino, continuare la cottura. Appena il fondo è rosolato bagnare con il vino, aggiungere i pomodori e qualche mestolata di fondo bianco. Continuare la cottura fino a quando il cosciotto è cotto. Togliere la carne dalla placca porla su un vassoio, coprirla e mantenerla in caldo. Procede per la preparazione del fondo bruno legato, come si fa comunemente per una salsa d’arrosto. Mentre il cosciotto cuoce sbollentare le patate, alzarle dall’acqua, porle in una teglia, aggiungere l’olio d’oliva, uno spicchio d’aglio in camicia e un ramoscello di rosmarino, cuocere in Tacchinoforno a 180 °C per 15 minuti circa, al termine controllare di sale. In una casseruola mettere gli scarti delle patate e coprirli di acqua, cuocere a bollori regolari. Raggiunto la cottura, scolare le patate molto bene, passarle allo schiacciapatate in una bacinella, mescolare con la spatola di legno e aggiungere una presina di noce moscata, il sale fino se necessario e il parmigiano, mescolare il tutto molto bene. Per la guarnizione: nel frattempo che cuoce il tacchino, mettere nella teglia le carote, una noce di burro, un filo di olio e una presina di sale, un mestolino di acqua e cuocere in forno. In un sauteuse, mettere una noce di burro, i lardoni e farli scricchiolare, versare i funghi e farli appassire, a seguire, i piselli, le carote, mescolare il tutto al termine unire un mestolo di fondo bruno e una presa di prezzemolo.

Fase di assemblaggio e servizio: tagliare il cosciotto a fette, porle nel piatto o nel vassoio, sovrapporre la guarnizione, contornare di patate mascotte e di purea, salsare con il fondo bruno ottenuto dallo stesso tacchino.

Hamburger di manzo con pommes mascotte


Categoria Secondo piatto a base di carne della cucina classica Reparti Garde-manger, SaucierHamburger di manzo con pommes mascotte Metodi di cottura Induzione: griglia 160 °C Mise en place boucher, trinciante, tagliere, vassoio, bacinella, spatola

Ingredienti Pax 4

  • Polpa di manzo g 700
  • Sale, pepe, olio evo q b

Guarnizione americana:

  • Pommes mascotte g 320
  • Rametto di rosmarino e uno spicchio d’aglio
  • Carciofi n 2
  • burro una noce
  • Sale, olio evo q b
  • Fondo bruno ml 100
  • Tartufo nero q b

Procedimento

Fase di preparazione hamburger

Pulire dalle parti superflue la carne e passarla per due volte al tritacarne a maglia media. Mettere la carne in una bacinella, aggiungere un pizzico di pepe e l’olio evo, con le mani amalgamare bene pressandola. Formare un salame di grosse dimensioni e dividerlo in quattro pezzi, realizzare i medaglioni, porli su un vassoio oliato e farli riposare in frigo per un’ora circa.

Fase di preparazione guarnizione

Preparare le patate mascotte, sbollentarle e cuocerle in forno a 180 °C con un rametto di rosmarino e uno spicchio di aglio. Pulire e tagliare a filangé i carciofi e cuocerli con una noce di burro nel sauteuse con il metodo stufare.

Fase cottura, assemblaggio e presentazione

Cuocere alla griglia la carne, mischiare in parti uguali le pommes mascotte con i carciofi, cospargere sopra un paio di cucchiai di fondo bruno e fette di tartufo nero. Al centro del piatto posizionare l’hamburger e sovrapporre la guarnizione con sopra alcune fette di tartufo nero, completare con alcune gocce di olio.

Hamburger all’americana


Categoria Secondo piatto a base di carne della cucina classica Reparti Garde-manger, Saucier Metodi di cottura Induzione: griglia 160 °C Mise en place Boucher, trinciante, tagliere, vassoio, bacinella, spatola

Ingredienti Pax 4Hamburger all’americana

  • Polpa di manzo g 700
  • Sale, pepe, olio evo q b

Guarnizione americana

  • Pommes paglia g 200
  • Pancetta tesa fette n 4
  • Pomodorini rossi n 2
  • Sale fino, olio evo

Procedimento

Fase di preparazione hamburger

Pulire dalle parti superflue la carne e passarla per due volte al tritacarne a maglia media. Mettere la carne in una bacinella, aggiungere un pizzico di pepe e l’olio evo, con le mani amalgamare bene pressandola. Formare un salame di grosse dimensioni e dividerlo in quattro pezzi, realizzare i medaglioni sul tavolo leggermente oliato, ponendoli poi su un vassoio oliato e farli riposare in frigo per un’ora circa.

Fase di preparazione guarnizione

Preparare le patate paglia, affettare la pancetta e lavare i pomodori e poi tagliarli a metà.

Fase cottura, assemblaggio e presentazione

Cuocere alla griglia la carne e i pomodori, salare entrambi, quando sono pronti poi grigliare la pancetta. Al centro del piatto posizionare l’hamburger, sopra le pommes paglia, sovrapporre il pomodoro e poi la pancetta, completare con alcune gocce di olio evo.

Seppie ripiene alla contadina


Secondo piatto di pesce

Ingredienti pax 4

  • Seppie grandi n 4 (kg 1,5 circa)
  • Pane raffermo g 100
  • Piselli fini g 100
  • Parmigiano grattugiato g 40
  • Uova n 2 circa
  • Olio evo a sufficienza
  • Sale, pepe
  • Scalogno n 1
  • Pomodori pelati passati g 800
  • Basilico, sale

Procedimento

Fase 1 Pulire e lavare le seppie, farle sgocciolare. Sbriciolare la mollica di pane (possibilmente di Monte Sant’Angelo) in una ciotola, unire i piselli leggermente scottati e poi raffreddarti, il prezzemolo tritato, un cucchiaio di parmigiano, un filo di olio evo, il pepe una presina di sale e mescolare il tutto, per ultimo aggiungere le uova una per volta per verificare la consistenza del composto che deve essere ne duro e neanche molle, da poterlo maneggiare. Con il ripieno riempire le seppie non troppo.

Fase 2 Tritare lo scalogno e porlo in una casseruola bassa e capiente adatta per la cottura delle seppie, mettere l’olio e a fiamma vivace farlo imbiondire, aggiungere il peperoncino e versare il pomodoro pelato passato, al primo bollore adagiare le seppie, una presa di sale, il basilico e coprire con il coperchio, fare cuocere a bollori lenti per un’ora circa. A discrezione questa pietanza può diventare piatto unico se le seppie  sono accompagnate  con la pasta: cuocere la pasta, (i troccoli quelli più indicati) e condirla con la salsa delle seppie.

Ricette altre

Salsa alla livornese


Categoria: Fondi di cucina e salse (cucina regionale italiana) Reparti interessati: Saucier Metodi di cottura: Ebollizione Utensili usati: Casseruola, spatola, tagliere, spelucchino, trinciante, mestolo

Ingredienti pax lt 1Triglie alla livornese

  • Salsa di pomodoro dl 9
  • Fumetto di pesce dl 1
  • Olio evo dl ½
  • Aglio tritato spicchio n 1
  • Prezzemolo tritato una presa
  • Pepe e sale q b

Procedimento

In una casseruola velare il fondo di olio, mettere l’aglio tritato e a fuoco dolce farlo imbiondire ma non troppo, unire il fumetto e la salsa di pomodoro, fare cuocere lentamente per 10 minuti, completare con il prezzemolo e controllare i sapori.

Note Salsa utilizzata principalmente per pesci in umido interi e filetti, ricetta classica “triglie alla livornese”.

Salsa bernese


Categoria: Fondi di cucina e salse calde emulsione stabile Reparti interessati: Saucier Metodi di cottura: Bagnomaria Utensili usati: Pentolino, chinoise a maglia fine, tagliere, trinciante, spelucchSalsa berneseino, frusta, bastardella, boule, cucchiaione

Ingredienti

  • Rossi d’uovo n 10 Burro g 650
  • Aceto bianco dl 1,3
  • Vino bianco dl 1
  • Scalogno tritato n 1
  • Pepe in grani
  • Dragoncello e cerfoglio tritati
  • Sale
  • Pepe di Caienna

Procedimento

In un recipiente mettere lo scalogno, il pepe schiacciato, una parte di dragoncello, l’aceto, il vino e far ridurre il tutto di 1/3.  Intiepidire e filtrare il composto nella bastardella, posizionata a bagnomaria, aggiungere i tuorli frustando energicamente, il sale e poi iniziare a versare a filo il burro fuso tiepido, lavorando sempre con la frusta. Mantenere la salsa se possibile sempre la temperatura di 60 °C lavorando a bagnomaria, raggiunta la giusta consistenza toglierla dal fuoco e aggiungere il restante dragoncello, il cerfoglio e il pepe. Conservare in un luogo tiepido, è possibile anche, ottenere la bernese utilizzando la salsa olandese come base, aggiungendo le erbe e la riduzione di aceto e vino.

Note

La salsa bernese, o béarnaise, è una delle preparazioni più raffinate della cucina francese ricetta classica che accompagna molto bene i secondi di carne o di pesce. La consistenza morbida e vellutata e il gusto leggermente asprino della salsa bernese, si sposa molto bene ai tagli di carne rossa più pregiate; immancabile nei ristoranti francesi è lo chateaubriand servito proprio con questa salsa. La preparazione della salsa bernese è simile alla olandese la differenza sta nell’aggiunta dello scalogno e il dragoncello. La ricetta perfetta della salsa bernese richiede che il pepe usato per insaporire sia quello di Cayenna e che, oltre al dragoncello tritato, si aggiunga alla fine anche del cerfoglio.

Salsa bordolese


Categoria: Fondi di cucina e salse (classica) Reparti interessati: Saucier Metodi di cottura: Ebollizione Utensili usati: Casseruole, spatola, mestolo, chinoiseFiletto di manzo alla griglia con sasa bordolese

Ingredienti lt 1

  • Scalogno n 1
  • Pepe in grani, timo, alloro
  • Cubetti di midollo sbianchito n 2
  • Succo di mezzo limone
  • Salsa demi-glace cl 10
  • Vino bordeaux cl 75

Procedimento

In una casseruola capiente mettere il vino rosso, lo scalogno tagliato a pezzi, il pepe, il timo e la foglia d’alloro, farlo bollire fino a riduzione del 50%. Passare il vino ridotto allo chinoise in un altro pentolino, unire la sala demi-glace calda, gocce di succo di limone, il midollo e fare bollire per qualche minuto. Questa salsa accompagna molto bene carni rosse alla griglia, in padella e al forno come filetto di manzo, costolette di agnello e cosciotto di cinghiale speziato al forno.

Gâteau di patate all’italiana


Categoria: Contorno, oppure piatto unico o di mezzo Reparti interessati: Entremetier Metodo di cottura: Casseruola e forno Utensili usati: Casseruola, pentolino, bacinella, spelucchino, schiacciapatate, cucchiaione, carta da forno, placca bordo medio, pennello, pirofila, tagliere, trinciante

Ingredienti per 6/8 pax

  • Patate kg 1Gâteau di patate all’italiana
  • Parmigiano g 60
  • Sale fino e pepe q b
  • Noce moscata profumo
  • Uova n 1
  • Rosso d’uovo 1
  • Latte ml 50 circa
  • Prosciutto cotto affettato g 100
  • Provola affettata g 100
  • Salame Milano affettato g 50
  • Pane grattugiato q b
  • Burro fuso q b

Procedimento

Lavare le patate e porle in una casseruola, coprirle di acqua, una presa di sale e cuocerle. Scolarle, pelarle e tagliarle in quattro e con lo schiacciapatate passarle a purea in una bacinella, unire e impastare prima con la spatola e poi con le mani: il parmigiano, il latte a sufficienza, il pepe, la noce moscata, il rosso d’uovo e infine il sale, amalgamare molto bene.

Metodo 1: imburrare molto bene una pirofila, coprire sia il fondo che i bordi di uno strato di pane grattugiato. Versare a cucchiaiate il composto di patate, schiacciarlo formando uno strato di circa un cm, adagiare sopra il prosciutto, la provola e il salame, ricoprire con un altro strato di patate, una spennellata di uovo battuto, una spolverata di pane grattugiato, burro fuso e cuocere in forno a 180 °C per circa 15 minuti. Prima di servirlo lasciarlo rapprendere per almeno 15 minuti.

Metodo 2: porre in composto di patate su un foglio di carta da forno, stenderlo uniformemente dando uno spessore di meno di mezzo cm. Disporre sopra prima il prosciutto, poi la provola e per ultimo il salame, con l’aiuto della carta da forno arrotolarlo, pressandolo. Sfoderare dalla carta il gâteau e sulla stessa carta metterlo nella placca, una pennellata di uovo battuto, una infarinata di pane grattugiato e infornare a 180° C per circa 15 minuti. Anche in questo metodo prima di servirlo lasciarlo rapprendere almeno 20 minuti.

Note: il gâteau di patate può essere arricchito a piacimento, utilizzando verdure, formaggi e insaccati.

Costolette d’agnello su medaglioni di gnocchi di semolino con carpaccio di carciofi e salsa al vino rosso


Categoria: Piatto unico personalizzato (agnello-gnocchi) Reparti interessati: Garde manger, Entremetier, Saucier Metodi di cottura: Casseruola, padella, forno Utensili usati: Tagliere, trinciante da colpo, trinciante, boucher, spelucchino, coltellino a seghetto, casseruole, chinoise, vassoio, pennello, matterello, spatole, fruste, padella, spatola

Ingredienti pax 8

Per gli gnocchi

  • Latte lt 1Gnocchi di semolino alla romana
  • Sale e noce moscata
  • Semolino a grana fine g 230/250
  • Rosso d’uovo n 1
  • Parmigiano g 60 circa
  • Burro fuso q b

Per le costolette

  • Carrè d’agnello intero n 32 pezzi (4 costolette per pax)
  • Sale, olio evo

Per la salsa

  • Vino rosso corposo cl 50
  • Burro g 20
  • Farina g 10
  • Una presina di pepe
  • Un rametto di rosmarino o timo

Per i carciofi

  • Cuori di carciofi freschi e teneri n 4

Procedimento

Fase 1 Pulire il lombo e tagliare le costolette, pulire l’osso dalla carne molto bene, batterle leggermente e porle in frigo con un filo di olio evo.

Fase 2 In una casseruola capiente mettere il latte, il sale, la noce moscata e a fiamma regolare portare a ebollizione. Al primo cenno iniziare a versare il semolino a pioggia girando con la frusta, versati quasi 230 g di semolino lasciare la frusta e continuare a mescolare energicamente con la spatola di legno, controllare la densità e i sapori. Togliere la casseruola dal fuoco e unire il rosso d’uovo e il parmigiano, amalgamare molto bene. Oliare di uno strato sottilissimo un vassoio e versare sopra il semolino, livellare il composto servendosi del matterello a circa cm 1,5, lasciare raffreddare. Tagliare con il coppapasta tanti medaglioni e predisporli su una placca imburrata e sempre con il burro fuso lucidare la superficie degli stessi.

Fase 3 Nel frattempo che si svolgono le operazioni, in una casseruola mettere il vino rosso, una presina di pepe e un rametto di rosmarino, fare bollire a fiamma moderata fino a ridurre del 50%. In un altro pentolino mettere a sciogliere il burro, versare la farina e amalgamare, fare raffreddare (roux bruno). Passare il vino bollente allo chinoise e versarlo nel roux, frustare amalgamando molto bene, se necessario ripassarlo allo chinoise, mantenere in caldo. (Il roux può essere sostituito dalla fecola di patate).

Fase 4

Mettere a gradinare nella salamandra gli gnocchi, nel frattempo scaldare una padella lionese e fare rosolare entrambi i lati le costolette, prolungare la cottura facendo attenzione a lasciare il centro della carne leggermente rosa.

Fase 5 montaggio Su un piatto piano, posizionare quattro medaglioni, sovrapporre le costolette e, sopra le costolette porre il carpaccio di carciofi puliti e affettati all’ultimo momento per evitare che anneriscono, irrorare con la salsa al vino rosso.

Quattrodita mantecate con pesto mediterraneo


Categoria primi piatti (tipicamente estivo e veloce) Reparti Entremetier Metodi di cottura ebollizione Mise en place casseruola, zuppiera, bacinella, sauteuse, scolapasta, cucchiaione, spatola di legno, mixer, frusta

Ingredienti Pax 4

  • Quattrodite g 400
  • Pomodori secchi al naturale g 80
  • Pinoli g 5
  • Olive verdi g 40
  • Acciuga sfilettata sott’olio n 1
  • Mandorle tostate g 20
  • Aglio spicchi n 1
  • Olio evo q b
  • Pecorino g 10
  • Parmigiano g 10
  • Pepe un pizzico
  • Sale fino q b

Procedimento

Fase di preparazione

Mettere nel bicchiere del mixer i pomodori secchi, i pinoli, le olive denocciolate, le mandorle tostate perfettamente, i filetti d’acciuga, l’aglio, una puntina di pepe, coprire con l’olio evo e mixare. Porre la salsa in una zuppiera e aggiungere i formaggi grattugiati, il sale se necessario, continuare a girare versando a filo l’olio evo quanto basta per ottenere una salsa fluida e omogenea.

Fase di cottura

Cuocere la pasta in casseruola con abbondante acqua salata, scolarla molto bene e versarla nel sauteuse, condirla con il pesto e mantecarla velocemente senza mettere il recipiente sul fuoco, una presa di prezzemolo tritato a discrezione e servire immediatamente.

Note

Quando si parla di tradizioni e si utilizza il termine alla mediterranea il Sud ci regala l’occasione di vagare con un’infinità di prodotti come in questo caso che possiamo utilizzare sia prodotti di stagione che di conserva. Ad esempio i pomodori secchi possono essere sostituiti dai pomodori freschi privi di semi, si può fare a meno dei filetti d’acciuga, oppure al contrario aumentare di qualche filetto ed eliminare le mandorle, tipico ingrediente del pesto alla Sicilia, importante sempre resta l’olio evo che deve essere di ottima qualità. Anche il formato della pasta può essere cambiato, così pure la qualità, pasta fresca o secca. I formaggi uno dei due può essere sostituito con la mollica di pane raffermo, sbriciolata e abbrustolita in padella a fiamma moderata con olio evo e prezzemolo tritato.

Taccuinistorici.it

Testo di Giovanni Fancello. Esperto e docente di storia della gastronomia sarda. Autore di numerosissime pubblicazioni, fra le quali citiamo: Sabores de Mejlogu, Sardegna a tavola, Il pesce povero, Le erbe selvatiche, Le spezie. Collabora alle pagine gastronomiche delle più importanti testate giornalistiche sarde. Vincitore del concorso internazionale “Premio Marietta” di Pellegrino Artusi.

Il mortaio era uno strumento indispensabile per Apicio che ha ben anticipato il nostro frullatore e lo utilizzava per realizzare delle salse con erbe fresche. Lo pseudo-Virgilio ci lasciò traccia della salsa Moretum, che è una ricetta di formaggio con le erbe: “il contadino Simulo raccoglie dell’aglio, sbuccia gli spicchi, li pesta nel mortaio con ruta, gambi di sedano, foglie di coriandolo e formaggio salato, piuttosto indurito. Ottiene un impasto ruvido ed omogeneo grazie all’aggiunta di olio e aceto. Con l’aggettivo pesto si nominano tutti gli ingredienti frantumati col mortaio. Sono quindi dei pesti anche i vari condimenti che si ottengono con: olio, aglio e prezzemolo, spezie, carne e basi per i ripieni. Già nel Medioevo possiamo trovare traccia di preparazioni che anticipano lo spirito che preannuncia la specialità del pesto alla genovese. Maestro Martino da Como nel XV secolo accompagna i maccheroni alla genovese con un preparato che è già un pesto, e utilizza formaggio parmigiano, provatura non troppo secca, e rucola finemente tritata. E’ questa la prima ricetta dove vengono associati formaggio e un’erba fortemente odorosa. Il basilico nel Medioevo non si utilizzava in cucina. Dire pesto, si intende oggi Pesto alla genovese, quella salsa-condimento usata per insaporire paste, lasagne e minestroni. Le prime testimonianze scritte del pesto alla genovese sono state pubblicate nella “Vera cucina genovese”, del 1863 di Gio Batta Ratto, ma anche da Emanuele Rossi nel 1852, che scrive:” Mettete in un mortaio tre o quattro spicchi d’aglio puliti, alcune foglie di basilico fresco o conservato nell’olio, un poco di formaggio d’Olanda e parmigiano, grattati e mescolati insieme, e pestate il tutto finché non l’abbiate ridotto ad una pasta che scioglierete poi con abbondante olio. Con questo pesto si condiscono le lasagne, i taglierini e gli gnocchi, unendo prima qualche cucchiaiata di acqua bollente, in quella in cui si sarà fatta cuocere la pasta, al fine di renderlo più liquido”. Nella prima ricetta di pesto d’aglio, basilico e pinoli, così come riportato nel testo della “Vera cuciniera genovese”, si prepara con formaggio d’Olanda e non si menziona il pecorino sardo che vi fa parte solo successivamente in epoca moderna, quando la ricetta è stata codificata.

Hamburger alla primaverile con rucola e pomodorini


Categoria: Secondi piatti di carne (manzo)  Reparti interessati: Garde manger e Saucier  Metodo di cottura: Griglia  Utensili usati: Coltellino, tritacarne, bacinella, cucchiaio, spatola, vassoio

Ingredienti per 4 pax

  • Polpa di manzo g 600Hamburger alla primaverile con rucola e pomodorini
  • Sale e pepe
  • Olio evo
  • Rucola un mazzetto
  • Pomodori rossi g 200

Procedimento

Fase 1 preparazione

Preparare l’hamburger: passare per due volte la polpa di manzo al tritacarne, metterla in una bacinella e unire una presina di sale e di pepe con due cucchiai di olio evo, amalgamare il tutto e realizzare i medaglioni. Lavare molto bene la rucola e farla sgocciolare altrettanto bene. Lavare e tagliare a concassè i pomodori.

Fase 2 cottura

Cuocere alla griglia i medaglioni, salare.

Fase 3 assemblaggio e distribuzione

Porre al centro del piatto piano l’hamburger, contornarlo di rucola e concassè di pomodori, irrorare con un filo di olio evo.

Stinco di maiale con patate a forno


Categoria: Secondi piatti a base di carne (maiale)  Reparti interessati: Garde manger e Saucier  Metodo di cottura: Forno  Utensili usati: pelapatate, coltellino, trinciante, tagliere, placca, bacinella, casseruola, forchettone, spatola

Ingredienti per 4 pax

  • Stinco n 4Stinco di maiale con patate a forno
  • Battuto q b
  • Olio evo ml 30 circa
  • Vino bianco ml 100
  • Patate g 500
  • Sale e pepe

Procedimento

Fase 1 preparazione

Preparare il battuto; trito di aglio, rosmarino, alloro, salvia, al termine aggiungere mescolando il sale e il pepe nero. Pelare le patate e tagliarle a spicchi.

Fase 2 cottura

In una placca capiente mettere gli stinchi tagliati a metà e salarli leggermente, l’olio e fare rosolare molto bene in forno a 180 °C. nel frattempo sbollentare le patate. Quando la carne è ben rosolata, tirarla dal forno e scolare tutto l’olio, aggiungere dell’altro fresco e rimettere il tutto in forno, dopo qualche minuto bagnare con il vino bianco, aggiungere le patate e il battuto, completare la cottura, al termine regolare i sapori.

Fonduta belga o bruxelloise


Categoria: Cucina classica a base di formaggio Reparti interessati: Entremetier  Metodo di cottura: Casseruola e friggere  Utensili usati: Tagliere, trinciante, casseruola,frusta, bagnomaria, spatola, coppapasta

Ingredienti per 4 pax

  • Burro g 125
  • Farina g 160
  • Latte lt 1
  • Gruviera g 30
  • Parmigiano g 100
  • Sale, pepe, noce moscata q b
  • Rossi d’uovo n 4

Per la panatura

  • Farina
  • Uova battute
  • Pane grattugiato
  • Olio per friggere

Procedimento

In un casseruola fare fondere il burro, unire la farina rimestando, fare cuocere per qualche istante senza lasciare colorire, ritirare la casseruola dal fuoco e, quando il composto sarà quasi freddo, bagnare con il latte bollente, rimestando con una frusta, fino ad ottenere una besciamella molto densa. Unire il formaggio gruviera tagliato a dadini, il parmigiano, il sale, il pepe e la noce moscata in giusta misura rimestando il tutto, coprire la casseruola e metterla in forno a 180°C lasciando cuocere per 10 minuti circa. Togliere la casseruola dal forno e aggiungere al composto i rossi d’uovo diluiti con due cucchiai di latte freddo lavorando il composto vigorosamente, poi rovesciarlo sul tavolo di marmo unto di olio, stenderlo ad uno spessore di un centimetro circa e lasciarlo raffreddare. Tagliare con il coppapasta liscio del diametro di cm 4 dei piccoli medaglioni, cospargerli di farina, passarli nell’uovo battuto e il pane grattugiato, con le mani batterli leggermente, pararli e friggerli in abbondante olio. Possono essere accompagnati con salsa napoletana, Périgord o sugo di carne.

Approfondimento

Tratto da gruviera.it

Il Groviera, in francese Gruyère, è un tipico formaggio svizzero che prende il nome dalla sua zona di produzione, il Distretto della Gruyère, nel Canton Friburgo. Il 26 luglio 2001 gli è stato conferito il marchio D O P, che ne regola la produzione e l’autenticità. Si tratta di un formaggio cotto e stagionato a pasta dura, prodotto da latte vaccino, la sua origine è particolarmente antica, di fatti le prime notizie relative a questo tipo di alimento risalgono al 1600, nel secolo successivo alcuni friburghesi, viaggiando per la Svizzera e la Francia, resero note le tecniche di produzione e fecero dunque conoscere quest’ottimo formaggio, che conobbe la notorietà nel resto d’Europa con il passare degli anni. Il Groviera è attualmente senza dubbio un formaggio molto amato e consumato, il suo gusto intenso lo rende ideale in numerosi contesti, è possibile gustarlo da solo oppure accompagnato da salumi e verdure, può essere egregiamente abbinato a miele di castagno e varie composte di frutta, oltre che entrare a far parte di prelibate ricette, oltretutto, se scaldato nasconde un irresistibile cuore filante.

Le Caratteristiche del Groviera

Il Groviera è un ottimo formaggio stagionato, il suo gusto saporito ed intenso lo rende ideale in ogni momento del pasto, dall’aperitivo, agli antipasti, come condimento o ripieno per primi e secondi, ed anche come contorno, si tratta insomma di un alimento molto versatile. Per quel che riguarda i suoi valori nutrizionali, il consumo di 100 grammi di gruyere fornisce circa 388 calorie, contiene inoltre modeste quantità di fosforo, potassio e sodio, oltre che calcio, lipidi e vitamine A, B1, B2 e PP. Una volta acquistato, il Groviera va conservato in frigorifero, avvolto con cura nella pellicola trasparente per alimenti, se dopo qualche giorno dall’acquisto si dovesse formare un lieve strato di muffa a livello superficiale, non fate l’errore di buttare via l’intero pezzo di formaggio, bensì, con l’aiuto di un coltello, eliminate accuratamente la parte andata a male e consumate il resto senza problemi. Il sapore di questo formaggio può variare dal dolce al piccante, a seconda della sua stagionatura, considerando dunque che potrà stagionare per un minimo di 4 mesi e per un massimo di 12, e che il prodotto diventerà sempre più salato con il tempo, cercate sempre di informarvi al banco ed acquistare il pezzo che più si addice ai vostri gusti.

Fonduta base


Categoria: Farce calde a base di formaggio (fontina) Reparti interessati: Entremetier  Metodo di cottura: Casseruola  Utensili usati: tagliere, trinciante, casseruola, bagnomaria, spatola

La fonduta, è un piatto tipicamente invernale originario della Valle d’Aosta, l’ingrediente principale, è la fontina valdostana. È una crema gustosissima, semplice da preparare, può essere usata per condire e accompagnare innumerevoli preparazioni come ad esempio i crostini di pane o dei bocconcini di verdure.

Ingredienti per 4 paxFonduta

  • Fontina grassa g 400 (Val d’Aosta)
  • Latte ml 250
  • Uova tuorli n 4
  • Sale una puntina
  • Pepe rosso una puntina

Procedimento

Fase preparazione

Tagliare la fontina a pezzetti e mettetela in un recipiente di terracotta, ricoprirla con il latte e lasciarla macerare per un giorno; la fontina al momento di essere usata dovrà essere quasi del tutto sciolta.

Fase cottura

Porre il recipiente di terracotta in un bagnomaria pieno d’acqua fredda, e a fiamma bassa portare l’acqua ad ebollizione, unire il sale e il pepe e rimestando continuamente con una spatola di legno finché la fontina si sarà completamente sciolta ed amalgamata da ottenere una crema, versare i rossi d’uovo battuti insieme a due cucchiai di latte, continuando sempre a mescolare, al temine deve essere lucida e piuttosto spessa. È consigliabile servirla subito accompagnandola con pane nero caldo e patate lesse tagliate a pezzi.

FONDUTA ALLA PIEMONTESE

Unire alla ricetta di base fettine di tartufo bianco

Approfondimento

Taccuinistorici.it

La Fontina DOP è un formaggio prodotto con latte vaccino. La crosta è compatta, sottile, di colore marrone più o meno intenso in funzione dell’età. La pasta, semicotta, è morbida ed elastica con occhiatura caratteristica e dispersa nella forma, fondente in bocca. Il colore varia dall’avorio al giallo paglierino più o meno intenso. Il sapore è dolce e delicato. La zona di produzione della Fontina DOP comprende l’intero territorio della regione autonoma Valle d’Aosta. In un documento del 1270, dove sono registrati i prodotti della Valle d’Aosta, viene elencato un formaggio prodotto con latte intero non scremato, ma senza uno specifico nome. Bisogna arrivare al 1717 per trovare la citazione esplicita di un formaggio “de Fontin” nel registro del canonico del Gran S. Bernardo. Il perché della scelta di questo termine è difficile da immaginare: potrebbe indicare un preciso alpeggio sopra Quart, famoso per la bontà dei formaggi; oppure potrebbe riferirsi a una non ben identificata famiglia “de Fontines”, il cui nome ricorre con una certa frequenza nei documenti. Per molti secoli la Fontina è stata prodotta direttamente all’alpeggio, perché la quasi totalità delle famiglie valdostane aveva al massimo tre mucche. Solo nell’800 si costituirono le latterie turnarie, per mettere in comune il latte da lavorare. Di certo è che le forme migliori di Fontina sono sempre state destinate alla mensa dei reali di Savoia, i quali in particolari occasioni ne facevano dono ai regnanti di altri paesi. Fino a pochi decenni fa, i valligiani si preoccupavano di avere una scorta di Fontina per l’inverno, e i capifamiglia salivano agli alpeggi per acquistala prima che la neve bloccasse le strade. Per mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche della Fontina, è consigliabile conservare il prodotto con la parte del taglio coperta con carta stagnola, ponendolo successivamente in sacchetti di nylon in frigorifero. La Fontina va tolta dal frigo circa un’ora prima di essere consumata. Se conservata in cantina, è opportuno collocare la forma ad una temperatura di 10-12 °C, meglio se sopra un’asse di legno. Qualora l’ambiente risulti troppo asciutto, è opportuno avvolgere la forma in un canovaccio umido e strofinarlo periodicamente per eliminare la muffa bianca che si forma sulla crosta. Sicuramente il piatto a base di Fontina maggiormente conosciuto è la fonduta alla valdostana. Tuttavia, non mancano gli impieghi di questo formaggio come ingrediente per la preparazione di crostini, antipasti e primi piatti (polenta, gnocchi, crespelle, ecc.), ma anche da solo come semplice spuntino.

Cosciotto d’agnello al forno con profumi di sottobosco


Categoria: Secondo piatto tipico del Gargano  Reparti interessati: Garde manger e Saucier  Metodo di cottura: Forno  Utensili usati: Tagliere, trinciante, spelucchino, coltellino, forchettone, spatola, placca, padella, cucchiaione, mestolo

Ingredienti per 4/6 pax

  • Cosciotto d’agnello n 1 dal peso circa kg 1Cosciotto d’agnello al forno con profumi di sottobosco
  • Lampascioni g 300
  • Patate g 300
  • Sponsali g 200
  • Funghi porcini g 100
  • Vino bianco ml 100
  • Olio evo q b
  • Battuto: sale, pepe, rosmarino, aglio, alloro, timo,salvia

Procedimento

Disossare il cosciotto, steccarlo con il battuto, legarlo e porlo in placca, unire gli scarti, le ossa e metterlo in forno a 180 °C per la cottura. Appena rosolato bagnare con il vino e il brodo, mantenere il cosciotto sempre umido. Nel frattempo pulire e lavare i lampascioni e mantenerli per 30 minuti in una bacinella coperti di acqua fresca. Pulire, lavare e tagliare a julienne le sponsale, pelare e tagliare a spicchi le patate. In un’altra placca mettere l’olio evo e i lampascioni scolati bene, una presa di sale e infornare a 180 °C, quasi a meta della cottura unire le patate sbollentate, qualche spicchio d’aglio e un ramoscello di rosmarino, terminare la cottura. A parte in una padella con olio evo fare rosolare le sponsale, unire i funghi porcini tagliati a spicchi, salare e fare cuocere con coperchio, controllare l’umidità e se necessario aggiungere un po’ di brodo. Cotto l’agnello tagliarlo a fette, posizionarlo su piatto di portata e contornare con le patate e il misto di sottobosco, lucidare con il fondo dell’arrosto.

Lampascioni di Capitanata

Lampascioni di CapitanataTesto di Annalisa Grana– Ambasciatore dell’Accademia Italiana Gastronomia Storica. Appassionata di storia, cucina, balli e tradizioni locali. Blogger di Amara Terra Mia e Foggia Racco

Girando su internet mi imbatto e soffermo su un opuscoletto, diciassette pagine, dal titolo: “I LAMPASCIULI – Piccole industrie rurali in Capitanata” del Dott. Raffaele Vittorio Cassitto edito nel 1925. Mai avrei immaginato che dei “lampasciuli” si potesse fare un piccolo trattato. Così, incuriosita dal titolo del testo inizio a sfogliarlo e mi accorgo innanzitutto che il Muscari Comosum Mill ha svariati nomi nel foggiano e nel subappennino: lampasciuli, lampasciuoli, lampasciuni; nel Gargano: cipollette, cipolluzze o cipolline di terra; ed ancora in altre zone: lambagioni, vambagioni, vampagioni…

L’uso di questo bulbo è antichissimo, sono in molti a parlarne. Così sappiamo che erano usati dagli Egiziani e dagli Iraniani e che ad esso venivano attribuite proprietà terapeutiche e addirittura afrodisiache. Per i Romani e i Greci rappresentava un alimento di grande importanza alimentare eccellente per lo stomaco. Per gli abitanti della provincia di Foggia e del Subappennino l’acqua della cottura era utilizzata come espettorante e come diuretico, ricco di sostanze zuccherine e mucillaginose ha anche proprietà lassative. Il Muscari è una pianta spontanea, erbacea, a bulbo ovato-tunicato dalla cui base nascono le radici a fascio, mentre dall’apice spunta lo scapo eretto portante foglie lineari alla cui sommità germogliano dei fiorellini dove sono presenti i semi. La pianta cresce spontanea in Spagna, in Francia, in Italia, in Austria, in Ungheria, nel Nord Africa e nell’Asia Occidentale. Abbonda in modo particolare in Grecia e nell’Italia Meridionale specialmente in Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. Nel testo vengono analizzate le sue caratteristiche e i modi di coltivazione, esiste la varietà rossa e quella bianca, la seconda in verità appartiene al genere Hjaciuthus della specie Ciliatus e trova nel gergo locale il nome di “lampazzi, cipollazzi o caparroni”. In base al tipo di terreno vi sono bulbi che possono arrivare anche a 70 g di peso; i bulbi normalmente si trovano ad una profondità di 20-25 cm ma in terreni leggeri e sabbiosi anche ad una profondità di 40-50 cm. Il lampascione è dotato di grande resistenza alla siccità perché, come tutti i bulbi, è ricchissimo di acqua la quale viene ceduta alla parte aerea un po’ alla volta. La parte più interessante risulta sicuramente quella che riguarda la raccolta e la piccola industria che si era sviluppata negli anni precedenti la prima guerra mondiale. Ascoli Satriano fu il primo paese dove questa pianta assunse importanza industriale e commerciale tanto che esportò nel 1910 dal suo territorio 100 quintali che divennero 300 l’anno successivo; il commercio si estese anche a Sant’Agata, Ordona, Bovino, Troia, Castelluccio, Ortanova e Foggia dove risiedevano gli industriali più noti di frutti spontanei. Dopo la prima guerra mondiale si diffuse anche nella zona di San Severo, Torremaggiore, Trinitapoli, Cerignola, Lucera e anche in alcune località del Gargano come San Nicandro. Prima del 1910 la raccolta era limitata al solo consumo degli abitanti e i lampascioni erano il cibo preferito della povera gente. La raccolta incomincia verso la fine di dicembre cioè quando il bulbo incomincia ad emettere lo scapo fuori dal terreno e prosegue fino a marzo, periodo in cui fiorisce. I lampascioni vengono cavati ed estratti dal terreno con zappette comuni o zappe speciali. Un tempo la raccolta era fatta dagli stessi contadini che andavano a lavorare e nel foggiano dai terrazzani ma oggi (1925 ci dice l’autore del testo) tale raccolta è generale ed attivissima; sono contadini, donne, ragazzi che vagano per le campagne in cerca dei lucrosi lampasciuli. Una persona adulta raccoglieva in media al giorno dai 10 ai 15 kg che vendeva per 2 o 2,50 lire al kg realizzando un guadagno giornaliero dalle 20 alle 35 lire. La raccolta dei lampascioni rappresenta negli anni 20-30 una vera e propria ricchezza per la Capitanata raggiungendo un totale di circa 12 mila quintali di raccolto che corrispondeva ad un valore di oltre tre milioni e cinquecentomila lire, raccolto che veniva esportato negli Stati Uniti, nel Brasile e in Argentina. Da ultimo l’autore del testo esorta, elencandone tutti i vantaggi, ad una vera e propria produzione e coltivazione dei lampascioni dato che “la crescente ed esagerata raccolta porterà ad un esaurimento spontaneo della pianta, coltivazione che certamente costituirà una sicura fonte di ricchezza ed una vera risorsa per la provincia di Foggia anche perché permette di utilizzare i terreni più poveri ed abbandonati e dove altre culture riuscirebbero poco o niente remunerative…”. Della pianta dei lampascioni si usa solo il bulbo che può essere preparato in diversi modi. Si pratica un profondo taglio a croce alla base allo scopo di facilitarne la cottura. Nel testo vengono elencati ben 10 modi di preparazione: lessati in acqua e conditi con olio e aceto, o con olio e pepe, o con olio e limone, mollicati e cotti al forno, fritti e conditi con salse, messi direttamente sotto la” bragia” infuocata per mangiarli arrostiti e così via.

Tratto da taccuinistorici

Bocconcini di maiale con zenzero e finocchi


Categoria: Secondi a base di carne (maiale)  Reparti interessati: Garde manger e Saucier  Metodo di cottura: Padella e casseruola  Utensili usati: Tagliere, boucher, trinciate, coltellino, padella, casseruole, vassoio, chinoise, spatola, mestolo, cucchiaione

Ingredienti per 4 pax

  • Polpa di maiale (cosciotto o spalla) g 800Bocconcini
  • Zenzero fresco pezzo di circa 4 cm
  • Cipolla media n 1
  • Aglio spicchio n 1
  • Alloro una foglia
  • Olio evo q b
  • Sale, pepe e farina necessaria
  • Vino bianco ml 250
  • Fondo bruno legato ml 125
  • Fondo bianco di vitello ml 250
  • Finocchi medi n 2

Procedimento

Fase preparazione

Pelare lo zenzero e tritarlo oppure passarlo al mixer. Pulire e tritare la cipolla e l’aglio. Pulire i finocchi e tagliarli in quattro, mettere da parte un ciuffo di barbine verdi da lavare e tagliare a pezzetti. Pulire la polpa di maiale ricavata o dal coscio o dalla spalla e tagliarla a bocconcini.

Fase cottura

In un casseruola piccola mettere 125 ml di vino bianco con lo zenzero e portare ad ebollizione, facendolo ridurre del 50%, unire il fondo bruno e continuare la cottura facendo ridurre ancora del 30%, passare la salsa allo chinoise e mantenerla in caldo. In una casseruola mettere l’acqua e una presa di sale cuocere i finocchi e scolarli al dente. Porre la carne su un vassoio e salarla, peparla e infarinarla, riscaldare la padella lionese con un filo di olio di semi e rosolare i bocconcini. In una casseruola bassa e capiente mettere l’olio evo a sufficienza, la cipolla, l’alloro e fare imbiondire, aggiungere l’aglio, subito dopo la carne rosolata, mescolare e bagnare con una spruzzatina di vino bianco, aggiungere il fondo bianco tanto quanto basta per mantenere umido il fondo di cottura e la cane, fare cuocere a bollori regolari con coperchio per circa 20 minuti.

Fase assemblaggio e distribuzione

Terminata al cottura della carne, unire i finocchi e la salsa allo zenzero, servire con una spolverata di verde di finocchi.

Note: per regolare la densità della salsa si può ricorrere o al burro maniè oppure alla fecola di patate

Approfondimento

Lo zenzero

Testo a cura di Giuliana Lomazzi

Giornalista specializzata in alimentazione e gastronomia.

Lo zenzero è pianta erbacea perenne, originaria dell’Asia Tropicale. Dal rizoma si ricava una spezia fortemente aromatica e piccante, che si racconta fosse molto cara a Confucio (V sec. a.C.) perché schiariva la mente ed eliminava le impurità Questa pianta, considerata una leccornia dai greci e dai romani che per consumarla dovevano pagare forti tasse, durante il Medioevo fu in Europa una delle spezie più utilizzate in cucina, conosciuta con il nome di “gengevo”. I medici dell’antichità attribuivano molto valore allo zenzero: Dioscoride lo riteneva capace di scaldare e calmare lo stomaco; Pitagora lo considerava un antidoto al morso dei serpenti; Galeno per il sapore piccante lo classificava “caldo”, come tutte le sostanze afrodisiache. Proprio l’aspetto corroborante era centrale nei popoli arabi che assumevano zenzero pestato con miele per rinvigorire le prestazioni sessuali. Secondo la Scuola Salernitana il rizoma spingeva, anzi costringeva, i giovani ad amare, e questa fama contribuì alla nascita di una pozione composta di cannella, zenzero, chiodi di garofano, pangrattato e acqua di rose. Il poeta maledetto Francois Villon (XV sec.) fra le righe del suo “Testamento” elencò anche cento radici di zenzero che secondo lui aveva “la proprietà di fare congiungere gli organi genitali dei due sessi”. Nel ‘500, le qualità afrodisiache della pianta furono descritte dal Pisanelli come eccellenti “per accrescere il coito: è così anco per dare forza ad uno stomaco debole”. Nelle dottrine mediche tradizionali asiatiche lo zenzero veniva e viene considerato elemento “rovente”. Secondo i cinesi combatte i disturbi provocati dal freddo e i problemi digestivi, mentre per gli indiani è stimolante ed antidolorifico. Similmente, la fitoterapia europea contemporanea attribuisce allo zenzero la proprietà di combattere nausea, vomito e impotenza. Anche se negli ultimi secoli questa spezia ha perso la sua centralità nella nostra cucina, in quella orientale è rimasta molto importante per aromatizzare piatti dolci o salati, salse, chutney indiani, miscele di spezie e bevande.

Tratto da taccuinistorici.it

Bocconcini di pollo novello in casseruola con peperoni e broccoli


Categoria: Carne da cortile (pollo)  Reparti interessati: Garde manger e Saucier  Metodo di cottura: Casseruola  Utensili usati: Tagliere, trinciante, coltellino, vassoio, padella, casseruole, spatola, schiumarola, mestolo, cucchiaione

Ingredienti per 4 paxBocconcini di pollo novello in casseruola con peperoni e broccoli

  • Petto di pollo g 600
  • Peperoni g 200
  • Broccoli g 200
  • Olio evo ml 30 circa
  • Farina un cucchiaio circa
  • Sale e pepe
  • Aglio spicchio n 1
  • Cipolla piccola n 1
  • Vino bianco ml 80
  • Alloro una foglia
  • Peperoncino n 1
  • Acciughe dissalate n 2
  • Fondo bianco ml 200 circa
  • Prezzemolo q b

Procedimento

Fase 1 preparazione

Tagliare a bocconcini il pollo, pulire, lavare e dividere i broccoletti a cimette, così pure i peperoni, lavarli e tagliarli a pezzi quadrati. Pulire l’aglio, la cipolla, il prezzemolo e tritarli separatamente.

Fase 2 cottura

Salare, pepare e infarinare i bocconcini, farli rosolare nella padella lionese molto bene. In una casseruola mettere l’olio evo, la cipolla e farla imbiondire a fiamma moderata, unire l’aglio, l’alloro e il peperoncino, girare attentamente con una spatola di legno. Unire al fondo di cottura i bocconcini, le acciughe e continuare a mescolare, bagnare con il vino bianco e successivamente aggiungere i peperoni e dopo qualche minuto i broccoletti precedentemente scottati per 10 minuti in acqua salata. Regolare con il fondo bianco e procedere la cottura a fuoco moderato e con coperchio per 15 minuti circa, ogni tanto controllare l’umidità. Al termine regolare i sapori e completare con una spolverata di prezzemolo.

Link di approfondimento

Ostriche allo champagne


Categoria: Antipasto di molluschi  Reparti interessati: Garde manger e Saucier  Utensili usati: Bacinella, coltello apriostriche, tagliere, trinciante, vassoio, placca, spazzola, sauteuse, spatola, cucchiaio.

Ingredienti per 4 paxOstriche allo champagne

  • Ostriche n 16
  • Champagne dl 2,5
  • Scalogni n 2
  • Olio evo
  • Sale, pepe e dragoncello

Procedimento

Pulire e tagliare a julienne gli scalogni, farli appassire in padella con poco olio e sale. Raggiunto il risultato versare lo champagne, a fuoco moderato farlo ridurre la metà, conservare in caldo.

Spazzolare e lavare le ostriche, aprirle e raccogliere il liquido per poi filtrarlo. Staccare i molluschi dalle valve metterle in un recipiente e coprirle con lo stesso liquido.

Mettere le valve da utilizzare pulite perfettamente in una placca bassa e farle riscaldare leggermente. Distribuire le ostriche sui gusci caldi, sistemarle sul piatto e irrorare con la salsina di scalogno allo champagne, spolverare di dragoncello tritato al momento.

Approfondimento storia dell’ostrica

I Romani furono grandi consumatori di ostriche e grandi esperti in materia, così patiti ed appassionati da distinguere le diverse impercettibili sfumature di profumo e sapore tra un esemplare e l’altro. Già apprezzate presso i Greci, che ne utilizzavano i gusci anche per le votazioni pubbliche, trovarono ampio spazio nelle descrizioni di Plinio: “Le ostriche del Mar di Marmara sono già più grosse di quelle di Lucrino, più dolci di quelle della Bretagna, più gustose di quelle di Medoc, più piccanti di quelle di Efeso, più piene di quelle spagnole… più bianche di quelle del Circeo; di quest’ultime è assodato che non ve ne sono di più dolci o più tenere”. Lo storico romano descriveva con minuzia ed entusiasmo anche le proprietà medicinali del mollusco, consigliandone il consumo coperte di neve “mescolando così la sommità dei monti e la profondità del mare”. In epoca romana le ostriche più famose, mangiate sia crude che cotte, provenivano dall’allevamento del Lago di Lucrino presso Napoli, gestito da Sergio Orata, indicato da Varrone come colui che per primo fece questo genere di attività ricavandone una discreta fortuna. Fino alla meta del XV sec. non si trovano specifiche tracce sulle virtù afrodisiache delle ostriche, poi Michele Savonarola, probabilmente a causa della ventosità che provocavano e la forma che avevano (simile agli organi genitali), mise in guardia contro gli istinti lussuriosi scatenati da questi molluschi. Al duca Niccolò III d’Este che gli chiedeva delucidazioni sulle proprietà speciali delle ostriche, il famoso medico rispose: “per far quell’atto ci vuole spirito e caldo che dal cuore viene, così come ci vuole la farina per fare il pane”, volendo dire che i cibi afrodisiaci non servivano molto se l’organismo non era idoneo. ……………prosegue su…….

http://www.taccuinistorici.it/ita/news/antica/pesci-conserve/ostrica-la-stimolante.html

Orata di mare al forno alla moda dello chef


Categoria: Secondo piatto di pesce orata Reparti: Garde-manger e Saucier Utensili: Forbice, coltello, squamatore, teglia, vassoio, bacinelle, spelucchino, tagliere, trinciante, pelapatate, casseruola, schiumarola Metodi di cottura: Forno

L’orata è un pesce di mare appartenente alla categoria dei pesci pregiati, il nome è dato dalla fascia dorata presente sulla testa. È un pesce che vive prevalentemente isolato, si nutre soprattutto di alghe, crostacei e molluschi. Può vivere fino a venti anni circa e può arrivare a pesare 5 kg e una lunghezza di 70 cm. L’orata vive in tutto il bacino del Mediterraneo e anche nell’Atlantico orientale, si presta bene all’allevamento in impianti itticoltura sia in vasche a terra che in mare aperto, sul quale, peraltro, si basa la maggior parte della vendita, quella per la maggiore, ovviamente è la vendita delle orate allevate in mare aperto. In cucina l’orata è preparata prevalentemente intera alla griglia e al forno, sfilettata in padella e al forno. In questa versione al forno tipica della dieta mediterranea di tradizione pugliese l’orata è accompagnata con patate, olive, pomodori maturi e olio evo, ingredienti che rendono l’orata ancora più speciale.

Orata di mare al forno alla moda dello chefIngredienti 4 pax

  • Orata kg 1
  • Rosmarino un ramoscello
  • Sale e pepe
  • Aglio spicchi n 2
  • Patate g 300
  • Pomodori maturi g 100
  • Olive nere g 40Orata di mare al forno alla moda dello chef
  • Sale fino
  • Olio evo a sufficienza

Procedimento

Fase preparazione

Pulire l’orata e lavarla molto bene, inciderla al centro dei due filetti e la spina per equilibrare la cottura e i sapori, condire la pancia con un il sale e il pepe, l’aglio in camicia e un rametto di rosmarino. Lavare i pomodori e tagliarli alla concassè grossolana, pelare, tagliare a fette le patate e lavarle, denocciolare le olive.

Fase cottura

Orata di mare al forno alla moda dello chefSbollentare le patate per qualche minuto in acqua con un pò di sale, poi  scolarle. In una placca o pirofila capiente mettere l’olio evo, porre al centro l’orata e intorno le patate salare leggermente e infornare a 180 °C per circa 15 minuti. Trascorso il tempo, unire la concassè e le olive e continuare ancora per 10 minuti circa, assicurarsi che durante la cottura il fondo non rimane mai asciutto. Al temine sfilettare il pesce, al centro di un piatto piano mettere le patate e sopra il pesce sfilettato, salsare con il fondo di cottura, se necessario un filo di olio evo a crudo.

Lampascioni preparazioni di base


Ingredienti

  • Lampascioni kg 2
  • Aceto bianco lt 1
  • LAMPASCIONIAcqua lt 1
  • Pepe in grani un cucchiaino
  • Sale doppio g 10

Procedimento

1. Pulire del primo strato i lampascioni, come si fa per le cipolle, praticare un taglio a croce sulla base, lavarli in acqua corrente e tenerli a bagno in acqua fresca per almeno 12 ore, cambiando spesso l’acqua, per eliminare l’amaro in eccesso per chi non piace.

2. Trascorso il tempo necessario, in una casseruola portare a bollore l’acqua, con l’aceto e una presa di sale grosso, ai primi bollori immergere i lampascioni e procedere per la cottura a bollori regolari per circa 30 minuti.

3. Trascorso il tempo controllare la consistenza che comunque devono rimanere ben sodi e interi, con una paletta regno alzarli e farli raffreddare bene.

Se si desidera conservarli diversamente è necessario farli asciugare molto bene tenendoli all’aria su un panno asciutto, nel caso devono essere conservati sott’olio non ci devono essere assolutamente tracce di acqua.

A) Procedimento sott’olio

Ingredienti

  • Sale, aglio e prezzemolo q b
  • Olio evo a sufficienza

Sterilizzare i vasetti di vetro, tagliare a rondelle l’aglio e a pezzetti le foglie di prezzemolo ben lavato e asciutto. Inserire dentro i vasetti i lampascioni e man mano anche l’aglio e il prezzemolo, poi, coprirli di olio evo; i vasetti devono essere pieni di olio fino al bordo prima di chiuderli bene. Conservarli in un luogo con poca luce e asciutto ad una temperatura intorno a 25 °C.

B) Procedimento al forno

Procedere per la fase 1. Alzarli dall’acqua metterli nella teglia con un filo di olio evo e sale fino, cuocerli a 160 °C in forno. Se si desidera profumarli, durante la cottura aggiungere qualche spicchio d’aglio in camicia e un ramoscello di rosmarino.

C) Procedimento cottura al sale

Procedere per la fase 1. Alzarli dall’acqua e farli asciugare. Sul fondo di una taglia capiente fare uno strato di sale grosso, sistemare i bulbi e infornarli a 160 °C, controllare di tanto in tanto fino a completamento cottura.

D) Procedimento al vapore

Procedere per la fase 1. Adagiare i bulbi nella teglia forata, salarli leggermente e cuocerli in forno a vapore.

E) Procedimento sottovuoto

Procedere per la fase 1 e farli asciugare. Sistemare la quantità di bulbi nelle relative buste, procedere per il sottovuoto e cuocerli a vapore (a discrezione i bulbi si possono anche condire prima di metterli sottovuoto). Completata la cottura, continuare per l’abbattimento e conservali a una temperatura di 6 – 8 °C.

Qualcosa in più

Il lampascione è ricco di sali minerali e cresce, generalmente, a 12-20 centimetri circa nel sottosuolo del territorio soprattutto dell’Italia meridionale, specialmente in Puglia e Basilicata. Sono dei veri e propri bulbi, una sorta di cipollacci selvatici, molto più piccoli delle comuni cipolle, connotati da uno spiccato sapore amarognolo. Crescono spontaneamente nei terreni incolti, ma per raggiungere la giusta dimensione e, quindi, essere raccolti e consumati, devono rimanere nella terra per 4-5 anni, ed a volte pure di più. Nella cucina tradizionale pugliese il lampascione viene utilizzato in molti modi: lesso e condito con olio e aceto, arrostito nella cenere, cotto al forno oppure alla brace, fatto a frittata oppure fritto. Ingrediente indispensabile in alcuni piatti della cucina pugliese ad esempio, serviti insieme all’agnello con le patate oppure con i funghi cardoncelli.

Cosciotto d’agnello speziato al forno glassato con vino rosso alle prugne


Categoria secondi piatti di carne (agnello) Reparti interessati garde manger e saucier Metodo di cottura forno Utensili usati tagliere, trinciante, boucher, spago, placca, casseruola, vassoio

Ingredienti per 6 pax

  • Cosciotto d’agnello n 1 circa kg 1,5
  • Mirepoix g 200
  • Alloro, rosmarino, salvia, aglio, pomodori rossi n 2
  • Vino rosso cl 40
  • Prugne secche n 18 (3 per pax)
  • Fondo bianco di vitello cl 100 circa

Per il battuto

  • Rosmarino, salvia, alloro, timo, aglio, pepe, sale, lardo

Procedimento

Fase 1 preparazione   Cuocere le prugne ricoperte di vino rosso, disossare il cosciotto mantenendolo intero, steccarlo con il battuto e legarlo.

Fase 2 cottura   Cuocere il cosciotto in forno come si fa con un qualsiasi arrosto di carne. Bagnare con il vino rosso delle prugne e il fondo bianco di vitello. Al termine della cottura preparare la salsa.

Fase 3 assemblaggio e distribuzione   Tagliare il cosciotto a fette e coprire con la salsa, guarnire con le prugne.

Astice con lenticchie di Capodanno


Categoria secondo piatto di pesce  Ingrediente principale Crostacei astice  Reparti interessati Garde manger e Saucier Utensili Tagliere, trinciante, spelucchino, casseruole, pentola, chinoise, spatola, frusta, mestolo, pinza, schiumarola, vassoio

IngredientiAstice con lenticchie di Capodanno

  • Astice da g 700/800 n 2
  • Lenticchie piccole g 200
  • Olio evo q b
  • Aglio spicchi n 2
  • Alloro una foglia
  • Sedano un gambo
  • Cipollotto n 1
  • Lardo di maiale g 30
  • Brandy ml 30
  • Vino bianco ml 120
  • Pomodorini n  4
  • Fondo bianco di pesce q b
  • Sale e pepe    

Procedimento

  1. In una casseruola mettere le lenticchie e coprirle il triplo del loro volume di acqua, mettere un filo di olio evo, una presa di sale, un gambo di sedano, uno spicchio d’aglio e una foglia d’alloro fare cuocere a bollori regolari. Preparare un litro circa di fumetto di pesce.
  2. Pulire e tagliare in quattro il cipollotto. Tagliare a metà gli astici e lavarli. Lavare e tagliare a metà i pomodorini e il lardo a pezzi. In una casseruola bassa e capiente mettere l’olio, il lardo e il cipollotto, fare rosolare, adagiare gli astici e coprire con coperchio per qualche istante, bagnare prima con il brandy e poi con il vino bianco, fare evaporare. Mettere i pomodorini  e coprire con il brodo, fare cuocere per 20 minuti circa.
  3. Alzare gli astici, staccare le chele e togliere il frutto dal carapace, rimettere tutta la carcassa  in casseruola e continuare la cottura aggiungendo ancora brodo per 30 minuti. Passare il fondo di cottura al cinese e legare con la fecola oppure con burro manié, un pizzico di pepe e controllare i sapori.
  4. Tagliare l’astice e le chele a fette, posizionarle su un piatto piano  sopra la salsa e le lenticchie, un filo di olio evo.

Varianti al posto degli astici i gamberoni imperiali

Note Piatto tipico del capodanno e avvenimenti importanti

Rollè di tacchino ai pistacchi con salsa melograno


Categoria secondi di carne (tacchino) Ingrediente principale Fesa di tacchino Reparti interessati Garde manger e saucier Utensili Trinciante, tagliere, tritacarne, terrina, spatola, spatola di legno, chinoise, mortaio o mixer, casseruola, coltella, spago cucina

Ingredienti pax 4Rollè di tacchino ai pistacchi con salsa melograno

  • Fesa di tacchino g 600
  • Polpa di vitello g 200
  • Mollica di pane raffermo g 100
  • Pistacchi g 30
  • Parmigiano g 20
  • Sale, pepe
  • Uova n 1
  • Olio evo q b
  • Melograno n 1
  • Pancetta fettine sottili n 4

Per la cottura

  • Fondo bianco comune lt 1
  • Vino bianco ml 100 circa
  • Mirepoix g 100
  • Alloro una foglia
  • Rosmarino un ramoscello
  • Salvia due foglie
  • Aglio spicchio n 1
  • Pomodorini g 100

Procedimento

  1. Sgranare il melograno, metà dei chicchi pestarli e ricavare il succo.
  2. Passare al tritacarne per due volte la polpa di vitello, metterla nella terrina e unire la mollica di pane sbriciolata, i pistacchi, la meta dei melograni, sale, pepe, parmigiano, olio e uova, amalgamare il tutto molto bene.
  3. Aprire e battere leggermente la fesa di tacchino, stendere il ripieno, chiudere avvolgendo la carne, coprirla con le fette di pancetta e legare come si fa per un arrosto.
  4. Mettere la fesa in una placca, con un pò di olio e sale, qualche osso e ritagli, cuocere in forno a 180 °C, fare rosolare bene e poi unire la mirepoix. Quando il fondo è ben rosolato bagnare con il vino bianco, versare i pomodorini tagliati in due, l’alloro, l’aglio, il rosmarino, la salvia e poi il fondo bianco, fare cuocere.
  5. Completata la cottura togliere il rollè, legare e passare la salsa al chinoise, unire il succo dei melograni, controllare i sapori.
  6. Slegare il rollè e tagliarlo a fette, irrorare di salsa e decorare con chicchi di melograno.

Brasato di manzo steccato con lardo al timo


  • Brasato di manzo steccato con lardo al timoCategoria secondo piatto di carne
  • Ingrediente principale spalla campanello del prete
  • Reparti interessati Garde manger saucier
  • Utensili  Tagliere, trinciante spelucchino, bacinella, casseruola, chinoise, vassoio, spago, passatutto, spatola

Ingredienti pax 4

  • Cappello del prete di vitello kg 1
  • Mirepoix g 200
  • Alloro una foglia
  • Pepe in grani n 10
  • Vino rosso circa lt 1
  • Olio evo q b
  • Pomodoro pelato g 120
  • Sale, farina
  • Lardo di colonnata
  • Timo
  • Fondo bianco di vitello se necessario

Procedimento

  1. Tagliare a cordoncino squadrato il lardo e condirlo con timo tritato, sale e pepe, lasciarlo marinare con un filo di olio per due ore circa.
  2. Preparare la mirepoix, lardellare la carne con almeno tre pezzi di lardo, legarlo con lo spago da cucina come si fa con un comune arrosto.
  3. Mettere la carne in una bacinella insieme alla mirepoix, l’alloro, pepe in grana e coprire completamente di vino rosso, lasciare marinare la carne per 12 ore.
  4. Alzare la carne dal vino, infarinarla e passare il vino allo chinoise, recuperare la mirepoix e gli aromi.
  5. In una casseruola bassa mettere l’olio e la mirepoix con tutti gli aromi, fare rosolare, appena adagiare la carne, farla rosolare molto bene, mettere i pelati e poi coprire di vino rosso, una presa di sale e fare cuocere a fuoco basso e con coperchio.
  6. Terminata la cottura, togliere la carne e passare la salsa al passatutto, regolare di sale e di densità.
  7. Togliere lo spago dalla carne e tagliarla a fette accompagnare con la salsa.

Tagliata di manzo al ginepro


Tagliata di manzo al ginepro

  • Categoria secondi di carne (manzo)
  • Ingrediente principale Lombata di manzo
  • Reparti interessati Garde manger e saucier 
  • Utensili  Terrina, tagliere, trinciante, vassoio, griglia, spatola, pennello

Ingredienti

  • Entrecôte di manzo g 800/900
  • Bacche di ginepro
  • Rosmarino
  • Olio evo
  • Pepe in grani
  • Sale

Procedimento

  1. Tagliare dalla lombata di manzo un entrecôte spessa dal peso di circa 800 g, batterla leggermente.
  2. Preparare 12 ore prima l’olio profumato al ginepro: In un contenitore mettere l’olio evo, le bacche, il pepe in grani schiacciati, il rosmarino e una presina di sale, emulsionare.
  3. Su un vassoio spennellare la carne di olio evo profumato.
  4. Scaldare la griglia a 200 °C e adagiare la carne, fare cuocere al sangue, salare i due lati.
  5. Mettere la carne sul tagliare e tagliarla a fettine sottili, olio profumato e servire.

Note La carne può essere profumata di burro fumante al ginepro. In un padellino imbiondire il burro con un rametto di rosmarino e bacche di ginepro leggermente schiacciate. Salare e pepare la carne, eliminare gli odori dal burro e versarlo sulle fettine, oppure spennellarle di burro profumato.

Tagliata di tonno al pepe nero e sesamo con filo di olio evo e bastoncini di caciocavallo podolico


Categoria: secondi piatti a base di pesce (tonno) Reparti interessati: Garde manger, Saucier Metodo di cottura: induzione griglia Utensili usati: trinciante, tagliere, spatola, pirofila

Ingredienti per 4 pax

  • Filone di tonno  g 600
  • Pepe nero q b
  • Sesamo q b
  • Olio EVO q b
  • Caciocavallo podolico g 120
  • Cuore di sedano g 60

Procedimento

Fase 1 preparazione

Squadrare il filone di tonno, pestare i pepi in grani, tagliare a julienne il caciocavallo, a dadini il sedano. In un pirofila mettere insieme il pepe pestato e il sesamo, mischiare e passare il tonno facendo aderire bene le spezie. Salare e oliare leggermente.

Fase 2 cottura

Cuocere il tonno sulla griglia a 180 °C, il tonno è pronto quando è cotto bene in superficie e crudo al centro.

Fase 3 assemblaggio e distribuzione

Tagliare a fette il tonno, porle nel piatto piano scaloppate, mettere sopra il caciocavallo e il sedano, irrorare con l’olio extravergine d’oliva, accompagnare la tagliata con delle fette di pane casareccio caldo.

Bouillabaisse alla marsigliese


La didattica il web e la cucina

La bouillabaisse è una zuppa di pesce provenzale, il cui nome pare derivi da “boullir” (bollire) e “abaisser” (abbassare), probabilmente perché quando inizia a bollire, la cottura deve proseguire a fiamma bassa. La città che più di ogni altra viene indicata come la madre della buoillabaisse è Marsiglia che nel 1980 ha depositato il brevetto della ricetta originale per difenderne l’autenticità. La bouillabaisse ha infinite varianti spesso in contrasto tra loro ma concordi sul modo di servirla: il pesce deve essere servito separato dal brodetto che può essere portato in tavola su un fornello scaldavivande o su fette di pane abbrustolite e strofinate con aglio. In origine la bouillabaisse nasce con un pentolone che veniva allestito sulla spiaggia dai pescatori al ritorno dalla pesca nel quale venivano cotti i pesci troppo piccoli o poco pregiati per essere venduti al mercato, come lo scorfano, le cozze più piccole e i granchietti. Il tutto veniva bollito con olio, pepe e zafferano; compaiono immancabilmente cipolle, aglio, pomodori e prezzemolo. L’aragosta, i crostacei e i pesci più pregiati sono un’aggiunta di quando il piatto sbarcò a Parigi nel 1789 nel menù del ristorante “Les Trois Frères Provencaux”. Secondo la tradizione, le origini di questo piatto risalgono ai Focei, abitanti di una città greca della Ionia e fondatori della città di Marsiglia (600 a.C.). Uno dei loro piatti fondamentali era uno stufato di pesce che si chiamava “kakavia”. Tracce di questa pietanza appaiono anche nella mitologia romana: si narra infatti che Venere nutrisse Vulcano con questo piatto afrodisiaco.

Categoria secondi a base di pesce piatto tipico della Spagna Reparti garde-manger, saucier Metodi di cottura casseruola Mise en place coltellino, trinciante, tagliere, casseruola, bacinella,forbice.

Ingredienti Pax 10

  • Bouillabaisse alla marsigliesePesce misto kg 3: scorfani, triglie, cappone, gallinella, naselli, scampi, gamberi, aragoste
  • Olio di oliva extravergine dl 1
  • Cipolla grosse n 2
  • Aglio spicchi n 2
  • Alloro due foglie
  • Pomodori pelati g 500
  • Brodo di pesce dl 3 circa
  • Zafferano una bustina
  • Semi di finocchio una presa
  • Pepe nero e sale q b
  • Prezzemolo q b

Procedimento

Pulire, lavare e sgocciolare il pesce. Trinciarlo in pezzi regolari ad eccezione dell’aragosta (una sola aragosta sarà sufficiente, da dividersi longitudinalmente in due pezzi). Far dorare in poco olio la cipolla tritata e l’aglio. Versare la polpa di pomodoro e, lasciare cuocere a fiamma bassa fino a quando si riduce da eliminare quasi tutto il liquido rimescolando di tanto in tanto. Aggiungere adesso il pesce ad eccezione dei pesci di carni tenere e di facile cottura come il nasello. Bagnare con poco brodo dove è stato sciolto lo zafferano, condire con il sale e il pepe nero. Aggiungere poco prezzemolo tritato, il restante olio, l’alloro e il finocchio. Completare con i pesci teneri e continuare la cottura per altri 10 minuti. Tradizionalmente la Bouillabaisse si serve in questo modo: il brodo, nella zuppiera con crostoni di pane fritti nel burro; il pesce, sopra un piatto di portata ben caldo, avendo cura di mettere in bella vista l’aragosta ed i pezzi di pesce rimasti interi. Per una Bouillabaisse si possono utilizzare anche altre qualità di pesce in base a quello che offre il mercato come ad esempio la sogliola, il san Pietro, rana pescatrice, cozze, vongole, ecc.

Chateaubriand alla Stroganoff


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Lo Chateaubriand è un taglio particolare del filetto di manzo ricavato dal cuore; la sua altezza non deve essere inferiore a 5 cm con un peso medio di circa 500 g; viene generalmente cucinato alla griglia o cotto in padella con burro, tagliato in sei fette trasversali e servito per due persone. Secondo Larousse  Gastronomique, è stato creato da Montmireil, chef personale del visconte francese François-René de Chateaubriand (4 settembre 1768 – 4 luglio 1848): scrittore, politico e diplomatico, considerato il fondatore del Romanticismo, che servì Napoleone come ambasciatore e Louis XVIII come Segretario di Stato per due anni. Con il termine Stroganoff si intende una particolare ricetta della cucina russa che prevede l’uso di pregiati tagli della costata di manzo (filetto, chateaubriand, entrecôte). Stroganoff, medico alle dipendenze della Zarina Maria Alexandrovna di Russia (1824-1880), esercitava la sua professione imbarcato su una baleniera sulla quale ci fu un’intossicazione da aringhe polari a danno dell’equipaggio imperiale di San Pietroburgo. A quel punto Stroganoff somministrò una dieta a base di riso in bianco e carne condita con panna acida e succo di cipolle. Da qui nasce uno dei piatti più famosi dell’intera cucina russa, di gran moda alla corte moscovita e al Caffè Puskin noto ristorante a Mosca. Il filetto va tagliato a straccetti di 5 cm, che eventualmente possono anche venir infarinati, rosolare fino a trasparenza le cipolle in metà burro e poco olio, aggiungere i funghi. Rosolare a parte la carne nel resto del burro, facendola colorire a fiamma alta, aggiungere la carne alle verdure e unire la panna acida. Tenere ancora 1-2′ sul fornello, facendo ritirare la panna ma senza farla bollire e servire. Per profumare si può aggiungere dell’aneto. Si serve con riso.

Categoria secondi piatti base di carne della cucina classica Reparti Garde-manger, saucier Metodi di cottura induzione in padella Mise en place coltellino, trinciante, tagliere, padella, vassoio, scolapasta, pennello, cucchiaione

Ingredienti Pax 6

  • 3 chateaubriand di 450 / 500 g circa cadauno
  • clip_image004Burro g 150
  • Farina g 30
  • Panna acida dl 4
  • Limone n 1
  • Funghi coltivati g 300
  • Prezzemolo q b
  • Cetrioli sottaceto g 300
  • Cognac dl 1
  • Sale e pepe q b

Procedimento

Tagliare a straccetti il filetto, infarinarli, disporli in una padella una strato di olio d’oliva, farli rosolare per 5 minuti circa, scolare il grasso e unire il burro. Flambare con il cognac, aggiustare di sale e pepe, estrarre i filetti dalla padella e mantenerli al caldo. Aggiungere al fondo i funghi affettati sottilmente, i cetrioli tagliati a lamelle e far insaporire. Versare la panna e il succo di limone, lasciar bollire per alcuni minuti. Unire i filetti alla salsa ottenuta, facendoli insaporire per qualche minuto e, disporli nel piatto di portata, nappare con la salsa e spolverizzare con prezzemolo tritato. Questo piatto va servito su una base di riso basmati.

Sella di vitello all’Orloff


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Categoria secondi piatti della cucina classica Reparti Garde-manger, saucier Metodi di cottura al forno e in casseruola Mise en place coltellino, trinciante, tagliere, placca, vassoio, scolapasta, pennello, chinoise, bussolotti, casseruole, frusta, sauteuse.

Orloff o Orlov non è solo il cognome di un’antica nobile famiglia russa ma è diventato anche un termine culinario applicato a molti piatti. La sella alla Orloff è una delle ricette più famose della grande cucina classica, elaborata probabilmente dallo chef Urbain Dubois (1818-1901) nel periodo in cui fu a servizio del principe Nikolaj Alekseevic Orloff (1827-1885) ambasciatore di Russia a Parigi. La preparazione della sella alla Orloff, risulta piuttosto complessa; associa un imponente taglio di carne a una varietà di salse e condimenti attraverso due cotture. La sella, una delle componenti fondamentali dei grandi banchetti ufficiali dalla fine del Settecento in poi, rimane comunque oggi una ricetta valida e tuttora eseguita alleggerendo le cotture e moderando l’uso delle salse. La cucina internazionale nasce all’inizio del XX secolo, con la creazione della prima catena di alberghi ad opera di Cesar Ritz e la direzione delle cucine ideata e realizzata da August Escoffier, in tali alberghi era presente una carta contente pietanze classiche di nazioni diverse che potevano soddisfare le esigenze dei loro clienti.

Selle de veau Prince Orloff

Ingredienti

  • Una sella di vitello da peso di circa kg 12.
  • Lardo affettato sottile, olio di oliva e burro, mirepoix, fondo bianco di vitello circa tre litri, cipolla, burro, pomodori maturi, vino rosso e bianco, alloro, salvia, rosmarino, aglio, tartufi, funghi porcini, fondo bruno ristretto, parmigiano, salsa soubise, salsa mornay, sale, pepe.

1) Mettere nel recipiente il pezzo legato, salato e pepato, aggiungere g 200 di cipolle, g 200 di carote, g 200 di sedano (tutto tagliato a pezzi), tre foglie di alloro, un ramoscello di salvia, uno di rosmarino, 300 g di pomodori maturi tagliuzzati, tre spicchi d’aglio, olio d’oliva e fare cuocere in forno, a fuoco moderato, bagnando di tanto in tanto con il liquido di cottura e facendo attenzione che non si prosciughi troppo e non attacchi sul fondo. Completata la cottura, togliere la carne, tenendola in caldo coperta. Fare ridurre il fondo di cottura in modo che la parte grassa venga alla superficie e possa essere eliminata, bagnare con un bicchiere di vino rosso, e lasciare ridurre, unire il quantitativo necessario di fondo bianco e lasciare bollire. Passare la salsa allo chinoise e rimetterla a bollire, sgrassarla per bene, legarla con un pò di fecola diluita con il marsala, madera o sherry e rettificate il sale. Quando sarà pronta, la salsa dovrà risultare di color biondo scuro.

2) Sella di vitello Orloff Fare glassare la sella come sopra (1) lasciarla raffreddare o quasi e tagliarla con la punta di un coltello, incidetela tutta intorno lasciando un orlo di un centimetro abbondante e staccate dall’osso la polpa dei due carré, evitando di romperla, in modo da creare due cavità. Preparare le due salse: per la soubise, fare rosolare leggermente in una casseruola, con g 100 di burro, g 200 di prosciutto crudo tritato, unire una cipolla grossa tritata fine e farla imbiondire, bagnare con 1/4 di litro di vino bianco e, farlo prosciugare quasi totalmente, aggiungere g 500 di funghi freschi tritati (possibilmente porcini), un ciuffo di prezzemolo con qualche foglia di nepitella pure tritati, sale, pepe e fare cuocere per 15 minuti rimestando con una spatola. Aggiungere qualche cucchiaio di estratto di fondo bruno e un 1/4 di litro di salsa parigina un pò ridotta, fare bollire per 15 minuti circa. Preparare la salsa mornay profumata di parmigiano e burro e addizionata di salsa soubise.

Tagliare trasversalmente a scaloppe la polpa dei due carré, spalmarle con mezzo cucchiaio di soubise e disporle sulla sella alternandole con fette di tartufo nero, ricomponendo di nuovo la sella. Coprire bene con salsa mornay addizionata di salsa soubise in misura di 1/4 di litro per ogni litro di salsa mornay, lisciare la superficie con la spatola, cospargetela di parmigiano grattugiato e burro fuso e fare gratinare in forno. Mettere la sella su grande piatto da portata, decorare la carne con due file di fette di tartufo nero. Servire accompagnando con la salsa di cottura ben rilevato, passato allo chinoise, leggermente aromatizzato allo sherry, e con una guarnizione di punte d’asparagi alla parmigiana e pisellini al prosciutto.

Pesto ai pistacchi


La didattica il web e la cucina

Pesto ai pistacchi

Il pistacchio è un frutto originario dell’Arabia, infatti, furono gli Arabi a portare la coltivazione dei pistacchi in Sicilia a Marsala. Il pistacchio è un elemento gastronomico tipico e caratteristico della terra siciliana, considerato una variante del pesto classico genovese e, può essere utilizzato come condimento sia per i primi piatti, sia per i secondi piatti soprattutto quelli a base di carne.

Categoria salse fredde e salse calde Reparti Entremetier Mise en place mixer, bacinella, spatola

Ingredienti pax 4

  • Pesto ai pistacchiPistacchi puliti della pelle g 200
  • Olio extravergine d’oliva q b
  • Sale q b
  • Pepe q b
  • Parmigiano reggiano un cucchiaio

Procedimento

Pulire dalla pelle il frutto, come:  immergerli per un istante in acqua bollente e togliere la pellicina, asciugarli se sono bagnati. Mettere i pistacchi nel mixer (se desiderate farlo manualmente nel mortaio) e frullarli a granelli piccoli non a pasta, aggiungere l’olio, il sale e il pepe, alla fine, all’ultima frullata, versare il parmigiano e completare ancora con altro olio d’oliva extravergine. A questo pesto di base è possibile aggiungere delle varianti in base all’uso e alla preparazione, si può aggiungere l’aglio, il basilico qualche foglia, oppure il prezzemolo e, per la mantecazione ad esempio di una pasta la panna.

Alla salsa possono essere aggiunti altri ingredienti per variare e dare alternative a numerose preparazioni. Consiglio di utilizzare il pesto ai pistacchi come si fa per il pesto alla genovese, cioè di non farlo cuocere ma riscaldarlo nella mantecazione e servirlo.

Un modo per utilizzare il pesto.

Le fettuccine all’uovo con pancetta e pesto ai pistacchi Le fettuccine all’uovo con pancetta e pesto ai pistacchi

Ingredienti per 4 persone

  • Pesto ai pistacchi g 120
  • Olio d’oliva q b
  • Cipolla g 10
  • Pancetta g 100
  • Vino bianco ml 10
  • Panna cucina ml 30
  • Fettuccine g 400
  • Parmigiano una spolverata

Esecuzione

In sauteuse mettere l’olio d’oliva extravergine, la cipolla tritata finemente e la pancetta tagliata a julienne, fare rosolare il tutto a fiamma moderata rimestando continuamente con la spatola di legno. Raggiunto il risultato bagnare con il vino bianco, spegnere il fuoco e versare il pesto e la panna controllare la densità e di sale. Cuocere la pasta e scolarla, mantecare con la salsa, una spolverata di parmigiano e se necessita regolare la densità aiutandosi con l’acqua di cottura della pasta. Servire decorando il piatto con una granella di pistacchi.

Altre alternative: ai gamberi, ai crostacei, con polpa di pescatrice, troccoli con gamberi, zucchine e pesto di pistacchi, unire il pesto a una concassè di pomodorini, insalate di paste fredde, risotto ai frutti di mare con pesto di pistacchi, carni alla griglia, ricoperte con panure miscelate di pesto, ecc.….

Qualcosa in più

PistacchiI pistacchi sono frutti secchi dell’albero appartenente alla famiglia delle Anacardiaceae. Originari del Medio Oriente, i pistacchi sono coltivati in Iran, Turchia e California. In Italia, le coltivazioni di pistacchi più celebri sono alle pendici dell’Etna. I frutti, sono costituiti da un seme racchiuso in un guscio legnoso. Dal caratteristico colore verde, i pistacchi sono ricchi di sali minerali, quali potassio, calcio, fosforo, ferro e magnesio, al naturale non lavorati e tostati, sono poveri di colesterolo e di sodio. Il Pistacchio Verde del Bronte, è la varietà coltivata alle pendici dell’Etna, tutelato dal marchio DOP. In cucina i pistacchi sono usati sia come stuzzichini, tostati e salati, spesso serviti insieme a noccioline e patatine negli aperitivi, ma anche in numerose ricette dolci e salate. Tritati insieme a erbe e spezie, sono gli ingredienti fondamentali del pesto di pistacchi, per condire la pasta. Usati nella preparazione di salumi, come la mortadella, i pistacchi sono presenti anche in molte ricette di dolci. Infine, citiamo un vero classico: il gelato al pistacchio. I pistacchi vanno conservati in vasi di vetro e plastica chiusi, da riporre in un luogo fresco e asciutto.

La salsa citronette


Categoria Sale fredde Reparti Garde-manger Utensili Frusta, legumiera o bastardellacitronette

Ingredienti

1 cucchiaio di succo di limone

4 cucchiai di olio extravergine di oliva

sale  e pepe

Questa salsa, a base di succo di limone è particolarmente adatta per condire insalate, pesci e ortaggi bolliti.

Procedimento

In una ciotola unire il succo di limone, il sale e il pepe e mescolare accuratamente per sciogliere gli ingredienti. Continuando a sbattere costantemente e in modo delicato, incorporare l’olio fino a ottenere un’emulsione: in questo modo la salsa diventerà più densa e omogenea.

La ribollita


La ribollita

Categoria primo piatto, tipico della regione Toscana Reparti Entremetier Metodi di cottura ebollizione Mise en place coltellino, pelapatate, trinciante, tagliere, scolapasta, bacinella, spatola, cucchiaione, vassoio, casseruola, pentola, mestolo, chinoiseLa ribollita

Ingredienti   Pax 10

Fagioli cannellini g 300, aglio, gambo di sedano, una foglia di alloro, cipolla g 100, cavolo nero toscano g 200, cavolo verza g 200, patate g 200, bietola g 200, sedano g 200, carote g 200, porro g 100, pomodori maturi g 200, osso di prosciutto n 1 oppure pancetta di maiale, mazzetto aromatico: rosmarino e timo, olio d’oliva ml 40, brodo vegetale q b, sale e pepe q b, pane raffermo toscano 500.

Procedimento

Fase di preparazione

Mettere a mollo i fagioli il giorno prima con uno spicchio d’aglio, una foglia d’alloro e un gambo di sedano. La mattina mettere il tutto sul fuoco con una presa di sale e fare cuocere, nel frattempo preparare un litro circa di brodo vegetale e tagliare alla paesana le verdure. Pulire, lavare e tritare la cipolla. Tagliare a pezzi il pane, a concassè i pomodori.

Fase di cottura

In una casseruola mettere l’olio d’oliva e la cipolla, farla rosolare man mano aggiungere le verdure dalla più dura alla più tenera applicando il metodo di cottura stufare. Alla fine aggiungere i pomodori, il mazzetto aromatico, il brodo e l’osso del prosciutto, fare cuocere a bollori lenti con coperchio per circa quaranta minuti. Quasi alla fine della cottura unire i fagioli, aggiustare di sale e i sapori, togliere il mazzetto aromatico. Se utilizzate la pancetta al posto dell’osso di prosciutto, è opportuno tagliarla a dadini e farla rosolare insieme alla cipolla.

Fase di assemblaggio

Fare tostare in forno con un filo di olio il pane, distribuirlo nei piatti fondi e coprirli interamente di zuppa bollente, un filo di olio e servire.verdure

Qualcosa in più

Il termine Ribollita, significa “bollita di nuovo” piatto avanzato e riutilizzato il giorno dopo, pietanza mista di verdure riportato all’ebollizione con aggiunta di pane duro e un filo d’olio d’oliva a fine cottura. Anticamente era tradizione preparare la ribollita il venerdì in grande abbondanza, con gli avanzi della settimana, in modo da poterne mangiare anche nei giorni seguenti facendola ribollire ogni volta. Naturalmente, in tutta la Toscana, ogni provincia e ogni città o paese ha la sua versione della ribollita che quindi non ha una ricetta standard ma presenta comunque una regola fondamentale: per chiamarsi davvero ribollita deve contenere obbligatoriamente i fagioli e due tipi di cavolo, il cavolo verza e il cavolo nero. Proprio per la difficoltà di trovare una ricetta universale, noi vi proponiamo la ricetta della Ribollita così come viene preparata nella città di Firenze.

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Carciofo alla romana


Carciofo alla romana

Categoria secondo piatto tipico del Lazio  Reparti Saucier  Metodi di cottura ebollizione  Mise en place coltellino, trinciante, tagliere, casseruola, sauteuse.

Ingredienti

Pax 4

Carciofi romaneschi (mammole) n 8,  olio d’oliva, succo di un limone, sale e pepe, aglio spicchio n 1, menta q b, pangrattato o mollica di pane g 50 Carciofo alla romana , prezzemolo tritato g 10.

Procedimento

Fase di preparazione

Con il coltellino togliete le foglie esterne de carciofo, le più dure, tagliate una parte del gambo. Tagliare parte della cima e allargate le foglie e eliminare la barbetta presente all’interno, mettete i carciofi, nella bacinella con dell’acqua acidulata.In una bacinella mettere l’aglio, la mentuccia e il prezzemolo tritato, aggiungere il pangrattato, un filo d’olio, amalgamare il tutto. Sgocciolare i carciofi, allargare il centro e le foglie e riempirli di composto.

Fase di cottura

Carciofo alla romana

In un tegame mettere un po’ di olio d’oliva, riscaldarlo e adagiare a testa in giù i carciofi, farli scottare per qualche istante e bagnarli con l’acqua fino a metà della testa. Coprire il tegame con il coperchio e procedere per la cottura a fiamma bassa. Passati circa 30 minuti controllare la cottura con il forchettone, oppure con uno spiedino, servirli caldissimi, insieme al liquido del fondo.

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Fesa di tacchino glassato alla Sminata


Categoria Secondi di piatti di carne della cucina classica Reparti Garde-manger, saucier Utensili Boucher, spago, tagliere, trinciante, spelucchino, chinoise, spatola, forchettone, placca, bagnomaria, casseruola, mestolo, schiumarola, coltella Metodi di cottura Forno

Ingredienti pax 10

  • Petto di tacchino kg 1,5Fesa di tacchino glassato alla Smitana
  • Pancetta fresca di maiale g 200
  • Ossi e scarti
  • Mirepoix g 300, aglio in camicia, alloro, salvia rosmarino, timo
  • Pomodori maturi
  • Vino bianco secco q b
  • Fondo bruno legato cl 50
  • Fondo bianco comune lt 1 circa
  • Panna cucina ml 125

Procedimento

Parare, salare e pepare la fesa, affettare  la pancetta e bardare completamente la carne, legare con lo spago. In una placca mettere la carne ed eventualmente alcuni ritagli e parature, l’olio d’oliva e porre in forno a temperatura di 180 °C. Fare rosolare molto bene, aggiungere la mirepoix, le erbe e continuare la cottura, appena il fondo è ben rosolato bagnare con il vino bianco, aggiungere i pomodori tagliuzzati e il fondo bianco comune, coprire e continuare la cottura per circa un’ora, girando la carne quando è necessario e irrorandola con il fondo di cottura. A cottura terminata togliere dalla placca il petto del tacchino e coprirlo con la carta, passare il liquido in una casseruola con lo chinoise, aggiungere il fondo bruno e fare bollire per 15 minuti circa aggiustare di sale se necessario, togliere dal fuoco la casseruola e versare la panna girare con la frusta. Passare la salsa ancora una volta allo chinoise e conservare in caldo. Tagliare a fette il tacchino porlo su un vassoio e servire accompagnato con la salsa e un contorno a base di patate, oppure di fagiolini o piselli al burro.